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Formazione in Sicilia: tra controversie e necessità di una vera riforma c’è rischio paralisi

Nel frattempo arrivano gli esiti dell'Avviso 7/2023

Un accordo per raddrizzare il cammino di un settore critico, mentre si auspica una riforma profonda

 

Il Blitz dell’8 gennaio

Nel cuore della notte dell’8 gennaio 2024, una decisione improvvisa ha scosso le fondamenta del settore della formazione professionale in Sicilia, segnando l’inizio di un periodo di intense controversie. Una norma, inserita furtivamente nella legge finanziaria approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), ha abrogato i limiti ai budget per i progetti di formazione professionale, rischiando di far regredire il settore a dinamiche oligarchiche a favore dei grandi enti, a discapito di quelli più piccoli e medi.

Questo movimento, percepito come un accordo sottobanco e insidioso, è stato interpretato da molti come un tentativo di alcuni attori di monopolizzare il settore, compromettendo la pluralità e la qualità dell’offerta formativa necessaria per lo sviluppo dei giovani siciliani. Un’azione compiuta senza il consenso, e forse a insaputa, dell’assessore alla Formazione, Mimmo Turano, e della commissione Ars dedicata, evidenziando una mancanza di trasparenza e di considerazione per le procedure democratiche e partecipative.

Di fronte a questo scenario, la reazione non si è fatta attendere: parte la rivolta dei sindacati e delle associazioni datoriali

Sindacati e associazioni datoriali, tra cui Cenfop, FORMA.Re, Federterziario, Anfop, Asef, insieme a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Confsal e Ugl Scuola FP, hanno unito le forze per presentare una proposta condivisa all’assessore Turano, mirando a correggere le distorsioni introdotte dalla controversa normativa. Questo accordo, tuttavia, non è da considerarsi rivoluzionario ma piuttosto un tentativo di rimediare a una situazione compromessa, con l’intento di ripristinare un quadro normativo più equo e funzionale.

Il documento proposto cerca di reintrodurre limiti ragionevoli ai finanziamenti e di garantire criteri di accreditamento che evitino la concentrazione di risorse nei soli grandi enti, dando spazio e opportunità anche a realtà più piccole, fondamentali per l’ecosistema formativo siciliano. Inoltre, sottolinea la necessità di un dialogo aperto e di una partecipazione attiva delle parti sociali nella definizione delle politiche formative, elementi finora trascurati.

Tuttavia, emerge chiaramente che questi sforzi, pur essendo passi nella giusta direzione, sono solo una soluzione temporanea. La vera sfida rimane l’implementazione di una riforma complessiva del settore della formazione professionale in Sicilia, che affronti le sue croniche inefficienze, la discontinuità e la mancanza di produttività. In un territorio dove “la formazione è da formare”, si avverte l’urgenza di un cambiamento radicale che ponga le basi per un sistema educativo e formativo all’altezza delle aspettative dei giovani e delle esigenze del mercato del lavoro.

L’accordo tra sindacati e associazioni datoriali ha quale obiettivo la consapevolezza collettiva sulla necessità di agire con urgenza per riparare le falle di un sistema frammentato. Tuttavia, senza una riforma strutturale che riconosca e valorizzi il ruolo vitale della formazione professionale nel panorama educativo e economico siciliano, il rischio è quello di ritrovarsi, una volta di più, a dover “formare la formazione”.

L’intervento dell’Assessore Turano, che chiede all’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) di modificare la norma che ha causato scompiglio nel settore della formazione professionale, evidenzia la gravità della situazione. La normativa in questione, favorendo solamente quattro grandi enti, rischia di monopolizzare le risorse destinate alla formazione, escludendo una pluralità di realtà minori ma altrettanto vitali per il tessuto educativo e professionale della regione.

 

La pubblicazione dei risultati dell’Avviso 7/2023 e certifica le criticità di un sistema al limite delle sue capacità

 

Nel frattempo, con la scadenza dei termini dell’avviso 7/2023, emerge un amaro bilancio: pochi vincitori esultano, mentre molti altri, vinti da un sistema implacabile, perdono non solo la possibilità di formarsi ma anche la dignità di fronte a coloro che avevano riposto fiducia nella loro scelta di ente per specializzarsi.

L’ultima tornata del click day in Sicilia, relativa all’avviso 7/2023, ha messo in luce, con drammatica evidenza, le profonde fragilità di un sistema di formazione professionale che naviga in acque turbolente. I risultati, annunciati a mezzo email,  l’8 marzo 2024, hanno delineato uno scenario desolante: numerosi enti di formazione, dopo un immane lavoro propedeutico, si sono visti negare l’accesso ai fondi per l’avviamento dei corsi previsti, lasciando un’amara delusione tra corsisti, docenti e tutor coinvolti.

UNA VIOLENTA MAZZATA

Il click day, processo selezionativo ormai noto per la sua natura spietatamente competitiva, ha evidenziato una volta di più l’insufficienza delle risorse messe a bando. Questa meccanica, che trasforma l’accesso alla formazione in una corsa contro il tempo, ha generato non solo una competitività feroce ma anche una sensazione diffusa di ingiustizia e disillusione tra gli esclusi. Coloro che non sono stati ammessi ai finanziamenti piangono “lacrime di sangue”, conscio del fatto che il loro lavoro meticoloso e la speranza di contribuire all’istruzione e alla crescita professionale dei giovani siciliani si sono dissolti in pochi secondi.

La situazione attuale pone interrogativi critici sul metodo di distribuzione delle risorse e sulla capacità del sistema di formazione professionale di rispondere equamente alle esigenze di tutti gli attori coinvolti. La scarsità delle risorse, unita alla complessità e all’onerosità del lavoro di preparazione per il click day, mette in luce la necessità impellente di ripensare l’intero approccio alla formazione professionale nella regione.

Quest’ultimo episodio si inserisce in un contesto già carico di tensioni, come dimostra l’accordo recentemente raggiunto per tentare di correggere le distorsioni legislative che hanno favorito un’oligarchia dei grandi enti a discapito delle realtà più piccole e medie. L’urgenza di una riforma complessiva del settore, che affronti tanto le sue disfunzioni strutturali quanto la sua cronica sottofinanziamento, diventa quindi ancora più evidente.

Le voci che si levano dal settore chiedono una riflessione profonda e azioni concrete per garantire che la formazione professionale in Sicilia possa effettivamente giocare il suo ruolo chiave nello sviluppo sociale ed economico della regione. La formazione dovrebbe essere un diritto accessibile a tutti, non un privilegio per pochi fortunati che riescono a superare le barriere di un sistema selezionativo imperfetto.

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