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Comitato ‘Esistono i Diritti’ denuncia con un evento: crisi di sovraffollamento e violenza nelle carceri

Approfondimento: "Il carcere visto da dentro" rivela le criticità del sistema detentivo

Riforma carceraria al centro del convegno a Palermo promosso da comitato “Esistono i Diritti”

 

Ieri, 20 maggio 2024, Palermo è stata teatro di un importante convegno intitolato “Il Carcere Visto da Dentro”, organizzato dal comitato “Esistono i diritti”. Tra i relatori, il presidente del comitato Gaetano D’Amico, gli avvocati Marco Traina e Annalinda Cordaro, e il garante comunale per i diritti delle persone detenute, Pino Apprendi, hanno portato alla luce le criticità del sistema carcerario attuale, evidenziando problemi di sovraffollamento e suicidi tra i detenuti. L’evento si è svolto nel salone Orlando Scarlata dell’Associazione Siciliana della Stampa, situato in via Francesco Crispi 286.

 

Il convegno ha visto la partecipazione di numerose personalità del settore legale e diritti umani, tra cui Mario Serio, Santi Consolo, Rosi Pennino, Dario Greco, Giorgio Bisagna, Fiorella Spotorno, Rita Barbera, Donatella Corleo e padre Loris. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Irene Carmina e ha messo in luce l’urgenza di riforme per garantire trattamenti più umani e dignitosi all’interno delle strutture detentive.

Il punto dell’incontro

 

Il convegno “Il Carcere Visto da Dentro” tenutosi a Palermo rappresenta una tappa significativa nella lunga battaglia per la riforma del sistema carcerario italiano, un sistema spesso criticato per le sue condizioni disumane e la mancanza di efficaci programmi di riabilitazione. Questo importante incontro ha riacceso l’attenzione su un argomento troppo spesso relegato ai margini del dibattito pubblico, ma che incide profondamente sul tessuto sociale e morale del nostro paese.

 

L’attuale sistema carcerario soffre di numerosi mali cronici, come il sovraffollamento e la scarsità di risorse, che non solo rendono la vita quotidiana una sfida per i detenuti, ma ne compromettono anche le possibilità di reinserimento sociale post-detenzione. Le statistiche indicano alti tassi di recidiva, segno evidente che il carcere, nella sua attuale configurazione, fallisce nel suo ruolo riabilitativo.

 

Un ulteriore  problema non meno grave emerge come la mancanza di privacy, l’accesso limitato a cure mediche adeguate e la violenza interna sono solo alcune delle criticità che emergono dalle testimonianze di chi vive o ha vissuto dietro le sbarre. Queste condizioni non solo violano i diritti umani fondamentali ma impediscono anche un efficace processo di riabilitazione.

 

Il convegno ha quindi messo in luce la necessità di un approccio riformista che vada oltre la mera detenzione punitiva. È fondamentale sviluppare politiche che promuovano programmi di educazione e formazione professionale all’interno delle carceri, che possano offrire ai detenuti reali opportunità di reinserimento una volta scontata la pena. Parallelamente, è urgente investire in strutture che garantiscano condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani.

 

L’appello lanciato durante il convegno per una riforma profonda del sistema carcerario non è solo un imperativo legale o etico, ma una necessità sociale e culturale che riguarda l’intera collettività. Solo attraverso un cambiamento radicale potremo sperare in una società più giusta e sicura, dove il carcere non sia più sinonimo di dimenticanza, ma di un nuovo inizio.

 

L’impegno incessante del Comitato ‘Esistono i Diritti’ prosegue con fermezza, perché i diritti umani non devono essere negati a nessuno, neanche a coloro che hanno commesso errori,” afferma Gaetano D’Amico, presidente del Comitato. “La convinzione che ogni individuo meriti una seconda possibilità, e l’opportunità di riabilitarsi, è al cuore della nostra missione. Questo impegno si rivolge a una società che troppo spesso ignora chi è marginalizzato a causa di differenze socio-economiche, culturali, religiose, di sesso, o altre. È essenziale ricordare che i diritti umani sono inalienabili e che il nostro compito di difenderli non deve mai cessare.”

Il comitato in piena linea con il nuovo report di Antigone evidenzia la criticità delle carceri italiane

Sovraffollamento, violenza, spazi ridotti e zero privacy.

Il fenomeno della violenza all’interno delle carceri italiane, sia nei confronti dei detenuti che della polizia carceraria, rimane una piaga aperta e profondamente allarmante. Il recente micro rapporto pubblicato da Antigone getta una luce cruda su una situazione che è sempre più ai limiti della sostenibilità.

Il rapporto rivela che il tasso di crescita della popolazione carceraria è in continuo aumento, un fenomeno preoccupante che mette a dura prova la capacità delle strutture detentive. Questo sovraffollamento porta con sé una serie di conseguenze gravi: spazi vitali ridotti al minimo, condizioni igienico-sanitarie precarie, e un’inevitabile escalation di tensioni che spesso sfociano in atti di violenza. Questi problemi sono aggravati dall’età avanzata e dalla vetustà delle strutture, molte delle quali necessiterebbero di interventi urgenti di manutenzione o di completa ristrutturazione.

È essenziale, inoltre, non trascurare le violenze subite dal personale di polizia carceraria. I membri del corpo di guardia sono quotidianamente esposti a rischi significativi, trovandosi a dover gestire situazioni estremamente tese e pericolose, spesso senza le necessarie risorse o supporti psicologici adeguati. Questo aspetto del problema carcerario non solo mette in pericolo la sicurezza fisica e mentale dei lavoratori, ma mina anche l’efficacia del sistema penale nel suo complesso, che dovrebbe essere orientato più alla riabilitazione che al mero contenimento.

Il rapporto di Antigone chiama a un intervento urgente e radicale. La necessità di una riforma carceraria che preveda investimenti per l’ammodernamento delle strutture e per programmi di supporto sia ai detenuti sia ai lavoratori è più pressante che mai. Solo così potremo aspirare a un sistema carcerario che sia umano, efficace e rispettoso dei diritti fondamentali di tutte le persone coinvolte.

L’evento ha avuto funzione quale piattaforma di discussione per le riforme necessarie a cui la politica non può sottrarsi.

La giornata di studio e incontro ha permesso di ottenere crediti formativi in ambito forense sottolineando l’importanza dell’aggiornamento professionale nel settore della giustizia penale.

 

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