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Imputabilità, migrazione e giustizia: un bilancio complesso tra pena certa e riabilitazione

Lacune e sfide etiche nel sistema giudiziario italiano: tra criminalità giovanile, migrazione e diritti umani. Come finirà?

Uguaglianza di fronte alla Legge: sfide e controversie nel trattamento dei minori e degli stranieri nel Sistema Giudiziario Italiano

Imputabilità, migrazione e giustizia: un bilancio complesso tra pena certa e riabilitazione

La discussione sull’abbassamento dell’età di imputabilità è un argomento delicato e controverso che solleva questioni etiche, legali e sociali.

Mentre alcuni vedono questa mossa come un modo per responsabilizzare i giovani per le loro azioni, altri la considerano come una penalizzazione prematura che potrebbe avere effetti duraturi sulla vita di un individuo in via di sviluppo.

Giulia Bongiorno, avvocato e senatrice della Lega, ha sollevato la questione in risposta alla crescente ondata di crimini commessi da minori. La sua proposta di un “diritto penale preventivo” mette in luce l’importanza dell’educazione e della prevenzione come strumenti per affrontare le radici del problema, piuttosto che limitarsi a puniti i reati dopo che sono stati commessi.

Tuttavia, abbassare l’età di imputabilità potrebbe avere conseguenze gravi e durature sulla vita dei minori. La stigmatizzazione sociale, la mancanza di opportunità educative e lavorative e l’impatto psicologico di un processo giudiziario potrebbero essere dannosi per lo sviluppo di un giovane.

Alcuni esperti sostengono che l’obiettivo dovrebbe essere quello di indirizzare le cause profonde della criminalità giovanile, come la povertà, la mancanza di educazione e l’accesso limitato ai servizi sociali e sanitari. Invece di abbassare l’età di imputabilità, una soluzione potrebbe essere quella di investire in programmi di riabilitazione e intervento precoce.

Anche se il sistema giudiziario italiano ha come principale l’obiettivo quello di rieducare e riabilitare, piuttosto che semplicemente punire, per certi gravi reati la pena deve essere inflitta con determinazione per scongiurare che chi uccide o violenta o torni a farlo. Se il governo decide di procedere con questa iniziativa, sarà fondamentale implementare misure che garantiscano che i giovani imputati ricevano il supporto necessario per correggere i loro comportamenti, piuttosto che essere etichettati a vita come criminali, anche se al momento in cui commettono un reato criminale lo sono  e lo dimostra il fatto di cronaca della provincia di Napoli

Delinquenza minorile

Il caso del minorenne assassino della provincia di Napoli mette in evidenza le lacune del sistema giudiziario nel gestire casi di criminalità giovanile estrema. È difficile immaginare il dolore e la rabbia che i genitori del ragazzo ucciso devono sentirsi, e la comunità nel suo insieme potrebbe vedere l’incapacità di imporre una pena severa come un fallimento dello Stato nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini.

In situazioni come questa, la richiesta di pene severe e certe è comprensibile.

La certezza di una punizione può funzionare come deterrente, specialmente se il minore in questione è già noto alle forze dell’ordine per precedenti atti criminali gravi. Una “pena esemplare” potrebbe sembrare un passo necessario per mostrare che certi comportamenti non saranno tollerati dalla società.

Tuttavia, anche se dura da accettare, è importante equilibrare l’obiettivo di deterrenza con quello della riabilitazione. Una volta scontata la pena, il giovane dovrà eventualmente reintegrarsi nella società. Anche se nella maggior parte ei casi i criminali tornano a esserlo ancora con più efferatezza.

Se il sistema penale è esclusivamente punitivo e non offre opportunità per la riabilitazione e l’educazione, il rischio è che il giovane continui su un percorso criminale, rendendo la società nel suo complesso meno sicura.

La questione dell’imputabilità e delle pene per minori che commettono reati gravi è un dilemma complesso che richiede un approccio bilanciato. Mentre la pena dovrebbe riflettere la gravità del crimine commesso, dovrebbe anche offrire un percorso verso la riabilitazione, per il bene del giovane e della società nel suo insieme.

Ma oltre al tema della impunibilità dei minori un’altra rogna regna in Italia

L’impunibilità degli stranieri che in qualche modo sembrano “protetti” da un certo sistema giudiziario e mediatico. che mai come adesso sta facendo storcere il naso al popolo italiano.

Le recenti situazioni (di cui i media parlano spesso) riguardano comportamenti negativi attribuiti ad alcuni immigrati arrivati in Italia, che si stabiliscono in vari luoghi creando disturbi e, in alcuni casi, commettendo reati come rapine, aggressioni sessuali e omicidi nei confronti di chi attraversa le loro aree. Questi problemi sono particolarmente evidenti nelle stazioni, dove attività illecite come lo spaccio di droga e i furti, insieme al degrado urbano, sono frequenti.

La questione dell’impatto della migrazione irregolare sulla criminalità è un argomento molto dibattuto e sensibile, spesso utilizzato in modo polarizzante nei discorsi politici.

È importante chiarire che la nazionalità o lo status migratorio di un individuo non dovrebbero influenzare la severità  con cui vengono trattati nel sistema giudiziario. Lo stato di diritto dovrebbe applicarsi in modo uguale a tutti, indipendentemente dalla provenienza.

Se un giudice, in Italia o altrove, decide di non incarcerare un individuo nonostante reiterati crimini gravi come la violenza sessuale, ciò solleva serie domande su come il sistema giudiziario stia affrontando la questione. Se la decisione è stata presa semplicemente perché l’individuo è uno straniero, questo rappresenta un grave problema, poiché va contro il principio fondamentale dell’uguaglianza di fronte alla legge.

Alcuni potrebbero sostenere che le circostanze atipiche, come lo status di rifugiato o la situazione difficile da cui proviene un individuo, potrebbero essere prese in considerazione. Tuttavia, ciò non dovrebbe mai servire come giustificazione per crimini gravi come la violenza sessuale e omicidi.

Nel contesto italiano, così come in molti altri paesi, la sfida è trovare un equilibrio tra il rispetto dei diritti umani degli immigrati e la necessità di mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza.

Spesso questi stranieri non intendono integrarsi perchè già concettualmente prevenuti. E’ dimostrato anche dai figli di questi immigrati, definiti di ultima generazione,  che sono approdati in Italia da oltre 10 anni. Questi giovani non si sentono parte integrante della comunità italiana e si auto ghettizzano mostrandosi chiusi totalmente e odiando il Paese che li ha aiutati. Un grave problema di sotto cultura di cui è molto difficile uscirne fuori.

Certamente per la politica non sarà un compito facile, ma in parte la chiave del successo sta nell’applicare la legge in modo equo e imparziale, indipendentemente dalla nazionalità o dallo status migratorio della persona coinvolta perché la legge è uguale per tutti, almeno così ci è stato insegnato.

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