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Parte “Mi riscatto per Palermo”, il progetto per la riabilitazione dei detenuti.

E’ partito questa mattina, in piazza Caponnetto a Palermo, città antesignana di sperimentazioni innovative nel campo della giustizia, il progetto “Mi riscatto per Palermo”. Si tratta di un programma di pubblica utilità svolto dai detenuti nell’ambito di un protocollo d’intesa firmato dal DAP, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e il Comune di Palermo lo scorso marzo.

Giovanni Russo Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria foto Claudio Pezzillo

“È un’esperienza che costituisce già in sé un precedente di straordinaria positività – spiega Giovanni Russo a Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria -. Un modello che, in un ambito di ordine e sicurezza, intende formare il detenuto in maniera che possa rientrare a tutto titolo nella società. Il lavoro è un veicolo indispensabile. Il recluso che decide volontariamente di prestare la propria abilità lavorativa a favore della collettività lo mette in una sorta di training che poi lo aiuterà; acquisisce una formazione professionale, una rinnovata responsabilità del sé, una rinnovata collocazione sociale, e così sarà pronto per rientrare nella società, tornare dunque ad essere un cittadino con tutti i diritti, primo tra questi quello del diritto-dovere al lavoro”.

Gianfranco De Gesu Direttore Generale dei Detenuti del DAP

Un momento educativo ma anche di rinascita, un progetto mirato al reinserimento sociale di 18 reclusi dell’Ucciardone. “La scelta dei detenuti – ha rilasciato il Direttore Generale dei Detenuti del DAP Gianfranco De Gesu, – avverrà sulla base di criteri idonei a individuare il loro livello di pericolosità penitenziaria e sociale, oltre alla loro autentica volontà di mettersi in gioco per cambiare la direzione della loro vita. Successivamente saranno adeguatamente formati per lavorare in questi specifici ambiti”.

I detenuti dell’Ucciardone a lavoro

Le attività che nello specifico vedono coinvolta l’azienda partecipata Reset, sono finalizzate al recupero del patrimonio ambientale nel territorio cittadino, a partire dalla zona della Cala. “Sono lavori che si espletano su base volontaria e soprattutto a titolo gratuito; – ha dichiarato Santi Consolo il Garante regionale dei detenuti, – quello che si fa è soltanto un’assicurazione per malattie e infortuni. Anche su questo dobbiamo riflettere. I detenuti manifestano un atteggiamento di solidarietà sociale con questa loro disponibilità, ed è bene che se non si possono retribuire vi siano delle leggi che intervengano per agevolare i benefici nell’uscire da un istituto penitenziario. È una via prudente e progressiva per decongestionare il sovraffollamento dei penitenziari“.

I detenuti coinvolti nell’iniziativa, al termine della formazione riceveranno una certificazione professionale da poter spendere nel mondo lavorativo dopo avere scontato la pena. “È l’esito di una virtuosa collaborazione tra il Ministero della Giustizia e il Comune di Palermo, teso a una sperimentazione civile ed educativa sul piano sociale. Credo che il reinserimento dei reclusi nella società sia obiettivo primario di una società evoluta e contribuisce al benessere di una città; è anche un segno agli altri cittadini che Palermo è casa di tutti e come tale va rispettata e aiutata da tutti. A voi buon lavoro, buona fortuna, buona vita”, ha sottolineato il Sindaco Roberto Lagalla, con l’augurio che questo tipo di attività possano essere replicate e diventare ordinarie.

Tra i presenti all’incontro l’Assessore per il Reinserimento sociale dei detenuti Antonella Tirrito, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza Nicola Mazzamuto, la dirigente dell’UIEPE, l’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Palermo Anna Internicola, il Garante Comunale dei diritti dei detenuti del Comune di Palermo Pino Apprendi il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sicilia Cinzia Calandrino. Presente anche Raffaela Pignetti, Presidente del Consorzio ASI di Caserta dove è stato attuato il programma di pubblica utilità che ha visto coinvolti 100 detenuti.

Fabio Gigante

 

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