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Palermo. Cetty Mannino e la sua battaglia contro il cyberbullismo.

(di Isabella Cacciatore)

Oggi parliamo di come gli adolescenti possano essere crudeli ed incosciente “perché discriminano i bambini e li prendono in giro sui social network”. Questa è la definizione dettata da mio figlio dopo aver letto l’intervista fatta a Cetty Mannino, esperta in educazione ai new media.

L’argomento trattato infatti è il cyberbullismo. Capiremo come la nostra esperta affronta questa problematica in crescita a Palermo, attraverso progetti svolti nelle scuole, nelle aree pubbliche ed in sinergia con famiglie, associazioni, enti locali ed educatori.

Ciao Cetty. Di cosa ti occupi nello specifico e da quanto?

“Mi occupo di educazione ai new media, con particolare attenzione a quelli che sono i  social risk che derivano dall’uso scorretto della Rete, primo tra tutti il fenomeno del cyberbullismo. Mi occupo di questa materia da circa 7 anni.”

Perchè hai deciso di occuparti di cyber bullismo?

“Per un caso della Rete! Tutto è cominciato quando ho pubblicato, su un blog che avevo precedentemente realizzato, la mia tesi di laurea dal titolo “Il cyberbullismo. Miti ed evidenze di un fenomeno che cresce”, argomento che ho trattato a livello nazionale con interviste e dati inediti. In meno di un mese ho ricevuto tantissime chiamate da tutta Italia, da mamme, ragazze e insegnanti che mi chiedevano informazioni sul fenomeno.

La tesi era stata indicizzata su Google! In pratica il motore di ricerca ha memorizzato le informazioni relative al mio sito, le ha archiviate nel proprio database e chiunque cercasse informazioni sul cyberbullismo trovava me!

L’idea dunque, nata da un bisogno sociale, è stata quella di specializzarmi sull’educazione ai new media. Il sito è www.intreccio.eu

Ci spieghi meglio cos’è il cyber bullismo? Da dove deriva e quali possono essere le conseguenze?

“A definire il cyberbullismo è la legge 71/17 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, prima firmataria Senatrice Elena Ferrara.  Una norma tanto attesa quanto utile, che pone chiarezza sulle responsabilità e le azioni da intraprendere e che coinvolge diversi attori sociali e non.

Per  «cyberbullismo»  si  intende dunque, cita la norma, qualunque  forma  di:  “pressione,  aggressione,   molestia,   ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identita’, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento  illecito  di  dati personali in danno  di  minorenni,  realizzata  per  via  telematica, nonche’ la diffusione di contenuti on line aventi  ad  oggetto  anche uno o  piu’  componenti  della  famiglia  del  minore  il  cui  scopo intenzionale e predominante sia quello di  isolare  un  minore  o  un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco  dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Le conseguenze sono molto dannose per la vittima a causa della velocità di diffusione del contenuto e per l’impossibilità di controllarne “i confini”. Anche in Sicilia si sta lavorando ad una legge ad hoc e l’attenzione per la prevenzione al cyberbullismo è anche presente nella legge al diritto allo studio, oltre che nella legge 220/19.”

E’ difficile trattare questo argomento con ragazzi ,famiglie ed  educatori?

 

“A mio avviso no. L’importante è saper comunicare usando un linguaggio appropriato alla fascia d’età.  Io ho realizzato un progetto anche in una scuola dell’infanzia!”

Ultimamente , attraverso casi di cronaca, si parla di revengeporn. Cos’è?

“Anche il revenge porn in Italia è stato, da oltre un anno, definito dalla norma. Si tratta della legge 19 luglio 2019 n. 69, all’articolo 10 che ha introdotto il reato di revenge porn, con la denominazione di “diffusione illecita di immagini o di video sessualmente espliciti”.

Immagini che in pochissimo tempo raggiungono milioni di utenti e visualizzazioni. Al momento uno dei canali da attenzionare è Telegram, dove avviene una diffusione illecita di immagini e video anche attraverso la tecnica del deepfake.”

Se incontriamo una panchina gialla cosa significa e  dobbiamo fare?

“La panchina gialla vuole essere un messaggio sociale contro la dipendenza dai dispositivi. E’ un progetto ideato da me e realizzato con il patrocinio Ars e l’associazione Made 3.0 e presto  diventerà nazionale. In pratica sulla panchina è vietato utilizzare qualsiasi dispositivo e bisogna godere del panorama.”

A Palermo e provincia ci sono?

“Sì, sono state messe con criteri specifici: in posti strategici, frequentati da famiglie e bambini oppure dove il panorama fa da padrone! Una si trova al Parco della Salute, a Palermo, e una a Terrasini, all’interno del parco giochi comunale. Un’altra panchina è stata installata a Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, famosa per il commissario Montalbano!”

 A Palermo quali sono le realtà più inclini ad atteggiamenti di cyber bullismo o revenge porn? Sono fenomeni in crescita?

“Le realtà più inclini sono tutte quelle che utilizzano la Rete senza consapevolezza. Chiunque crede che diffondere foto o video altrui sia uno scherzo si sbaglia e spesso non ha la consapevolezza di stare commettendo un reato. Ecco perché è fondamentale la prevenzione e l’educazione ai new media. Questi strumenti sono meravigliosi ma bisogna saperli utilizzare con spirito critico e propositivo.”

Ci racconti una storia di cyberbullismo che ti è stata raccontata da uno dei ragazzi o che hai vissuto anche indirettamente?

“Le storie riguardano per lo più gli adolescenti. Storie che dai contesti reali, quale la scuola, si trasferiscono online e lì fanno la folle corsa. La più recente è avvenuta durante la didattica a distanza dove una studentessa è stata filmata e mandata per i social con insulti e appellativi spregevoli.”

Le soddisfazioni più belle?

“Quando i ragazzi e le ragazze si fidano di me e cominciano a fare domande e a confrontarsi. Per me ogni incontro con loro è una crescita e questo mi emoziona tanto, parlare con sincerità e poter dare loro qualcosa di utile, per la loro vita, è una delle sensazioni più gratificanti.”

 Come si potrebbe affrontare il cyberbullismo?

“Con la conoscenza. Se un fenomeno si conosce si evita.”

Cosa consigli ai genitori che si trovano ad affrontare una generazione molto tecnologica e social?

“Di stare al passo con gli usi e le mode dei figli, di vigilare su di loro attraverso l’educazione e di non essere loro fan.”

 

Grazie a Cetty Mannino e alla sua testimonianza.

La rete ha data vita a nuovi metodi per relazionarsi con gli altri, ha reso possibile la libertà d’espressione in modi più espliciti e rapidi. Ha anche permesso che non vi fossero filtri nelle espressioni e nelle azioni, se non quelli dettati dal buon senso (a volte mancante).

Ciò ha comportato un rischio nettamente più alto per i nostri figli nel mondo virtuale, ragazzi che giornalmente passano il loro tempo a cercare approvazione, compagnia e modelli da imitare sul mondo dei social.

Serve prudenza ma anche ascolto, e quando necessita ,rivolgersi ad esperti in grado di dare aiuti concreti…per evitare storie di cui non vorremmo mai sentir parlare.

Allora proviamo a sederci in una panchina gialla per qualche ora, magari ritroveremo anche noi il gusto del silenzio, dell’osservare ciò che ci circonda, del parlare con la persona che ci passa davanti o del leggere un buon libro.

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