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Orchidee di Pippo Delbono e Non si sa come di Pirandello, ultima regia e interpretazione di Pino Caruso, nel programma online del Teatro Biondo di Palermo

Nuovi appuntamenti, da venerdì 29 maggio, con #BiondoStreaming, il cartellone online
del Teatro Biondo di Palermo.
Venerdì alle 20.00, attraverso la pagina Facebook del Biondo, si potrà seguire lo spettacolo
Orchidee, uno dei più intensi ed emozionanti lavori di Pippo Delbono, prodotto dalla
Compagnia Delbono con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Théâtre du
Rond Point di Parigi e Maison de la Culture di Amiens.
Orchidee è una riflessione sulla fragilità umana e sulla perdita, che oggi appare di
impressionate attualità. «Orchidee – spiega Delbono – nasce da tanti vuoti da tanti
abbandoni. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti perduti. Il teatro che spesso
sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata, della
rappresentazione teatrale. Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto.
Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie».
Domenica 31 maggio, alle 20.00 sul canale YouTube del Biondo andrà in streaming Non si sa
come di Luigi Pirandello, l’ultimo spettacolo diretto e interpretato da Pino Caruso, che
aveva elaborato anche la drammaturgia del testo.
In scena, al fianco del regista, che interpreta il ruolo di Romeo Daddi, ci sono Giusi Cataldo
(la moglie Bice), Alessio Di Clemente, Emanuela Muni e Roberto Burgio. Le scene sono
di Enzo Venezia, i costumi di Dora Argento.
Al centro della vicenda è Romeo Daddi, personaggio serio e rispettabile, innamorato della
moglie e buon amico di Giorgio Vanzi. Eppure – non si sa come – gli accade di tradire
entrambi con Ginevra, amica di famiglia e moglie di Giorgio. Un gesto istintivo, come
spiegherà lo stesso Romeo, non dettato da alcun sentimento e apparentemente inspiegabile.
Come se non bastasse, durante la sua confessione, l’uomo racconta un altro delitto commesso
per “futili motivi” quando era ragazzo.
Pino Caruso ha affrontato in chiave psicoanalitica uno dei testi più drammatici di Pirandello,
immaginando che questi possa essere stato un paziente di Freud, il quale, a sua volta, potrebbe
essere un personaggio pirandelliano. «In altre parole – scriveva Caruso nelle note di regia –
mentre Pirandello è freudiano, Freud è pirandelliano. Ti rendi conto che alcune sue commedie
avrebbe potuto scriverle proprio Freud, come alcuni trattati di psicanalisi avrebbe potuto
concepirli Pirandello. Si chiude il cerchio di una scoperta della mente sulla mente, che inventa
un modo di leggere l’anima dell’uomo e i percorsi del suo cervello. Come dire che i miracoli
li fa la scienza, la quale si fa letteratura, che si fa – in pensieri, parole e opere – teatro».

venerdì 29 maggio, ore 20.00 su Facebook:
Orchidee di Pippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone
Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
immagini Pippo Delbono
musiche Enzo Avitabile
luci Robert John Resteghini
produzione Compagnia Pippo Delbono / Emilia Romagna Teatro Fondazione / Teatro di Roma / Théâtre du
Rond Point – Parigi / Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production (2013)
«“Ancora posso scrivere d’amore”, scriveva il poeta Dario Bellezza, grande amico di Pier Paolo Pasolini morto
ucciso dall’Aids. L’orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio, mi diceva una mia amica, perché non
riconosci quello che è vero da quello che è finto. Come questo nostro tempo.
In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo
mio, della mia compagnia, le persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo
attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo. Un tempo confuso dove
mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti… Con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse
la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale.
Orchidee nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre
che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po’ più grande un po’ più
saggio, lei vecchia ritornata un po’ più bambina. E così il vuoto. Il sentirsi non più figlio di nessuno. Il vuoto
dell’amore.
Ma Orchidee nasce anche da tanti vuoti da tanti abbandoni. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti
perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata,
della rappresentazione teatrale.
Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto. Parla del bisogno di ricercare ancora, altre
madri, altri padri, altra vita, altre storie.
E poi stranamente le parole “importanti” del teatro che volevo abbandonare mi sono ritornate addosso e hanno
ritrovato un loro senso nuovo, incastrate con la mia vita. E anche la mia vita forse è diventata con quelle parole,
la vita di tanti altri.
Credo che Orchidee rappresenta per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto
a scrivere, a parlare dell’amore».

Filippo Virzì

Giornalista radio/televisivo freelance, esperto in comunicazione integrata multimediale.

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