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Difesa: arruolare i migranti in cambio della cittadinanza….

Non una Legione Straniera a se stante, sul modello francese o spagnolo, ma un percorso di arruolamento volontario che rimuove il criterio della nazionalità, sostituito dalla residenza, e unisce agli attuali benefici quello della naturalizzazione. “La legione straniera non dovrebbe scandalizzare, è un problema che prima o poi finirà col porsi”, affermava già nel 2006 Antonio Martino, Ministro della Difesa del governo Berlusconi. Ad oggi, viste le crescenti tensioni geopolitiche, la proposta torna sul tavolo e si pone come alternativa alla leva obbligatoria.

È questa una delle possibili novità nel piano di adeguamento del nostro strumento militare alla nuova realtà del mondo post-globalizzato approntato dal Ministro della Difesa Guido Crosetto e dallo Stato Maggiore della Difesa. Il Fatto Quotidiano scrive che i candidati dovranno essere “già residenti in Italia da qualche anno, con piena padronanza della nostra lingua e interessati ad acquisire la cittadinanza, come una sorta di premio, alla fine di un servizio che sarebbe per lo più a termine”.

Un percorso che offrirebbe al Paese sia una maggiore flessibilità operativa, come auspicato dallo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’Ammiraglio Cavo Dragone solo poco tempo fa, andando a completare il disegno di riforma incentrato sull’aumento del personale in servizio permanente effettivo e della riserva, sia un meccanismo di integrazione e formazione professionale per i tanti immigrati che desiderano ufficializzare il proprio legame con l’Italia. Senza contare poi che proprio questi nuovi italiani, spesso poliglotti e con un bagaglio culturale di tutto rispetto, farebbero davvero la differenza in molti teatri operativi.

Fabio Gigante

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