Esteri: la guerra si allarga allo Yemen. Attacco anglo-americano agli Houthi

Dopo Ucraina e Gaza c’è un nuovo fronte: lo Yemen.

Gli assalti alle navi mercantili da parte dei ribelli houthi e la risposta armata di inglesi e americani aprono nuove tensioni in un’area molto delicata. L’alternativa è ora quella di circumnavigare l’Africa, ma gli effetti su tempi e costi sono immediati. La Guerra iniziata in Medioriente con l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre si allarga ulteriormente. Americani e Inglesi, con il supporto di Canada, Olanda, Bahrein e Australia, hanno lanciato degli attacchi contro il governo dei facto degli Houthi in Yemen. Sono stati colpiti campi di addestramento, depositi di munizioni, strutture di stoccaggio per droni, siti di lancio per missili, centri di comando e controllo, stazioni radar e di difesa aerea ecc. I raid hanno colpito in particolare il Governatorato di Sa’ada, la regione di provenienza degli Houthi, la città di Zabid (un ottantina di chilometri a sud di Al Hudaydah), il Governatorato di Taiz, la capitale Sana’a, il porto sul Mar Rosso di Al Hudaydah, importante hub logistico usato da anni dagli Houthi per ricevere armi, munizioni, componenti, ecc.

Eurofighter RAF foto Royal Air Force

Quattro strike si sarebbero registrati contro l’aeroporto di Sana’a, 8 contro il porto di Hoidedah, 3 contro una base militare ad est della città di Sada’a e 8 contro una base e un aeroporto nell’area della città di Taiz. Nell’azione sono coinvolte navi americane e inglesi nel Mar Rosso, che hanno lanciato missili da crociera Tomahawk, la portaerei americana USS Eisenhower (CV-69), nell’area già da settimane e dalla quale sono decollati gli EA-18G Growler da guerra elettronica e gli F/A-18 Super Hornet (oltre a un E-2 Hawkey), sottomarini, si parla del sottomarino a propulsione nucleare lanciamissili balistici intercontinentali USS Florida (classe OHIO), convertito per il lancio dei Tomahawk, e caccia decollati dalle basi nella regione, tra cui 4 caccia Eurofighter Typhoon FGR4 e 1 velivolo da rifornimento Airbus A330 MRTT (Voyager) della RAF decollati dalla base aerea di Akrotiri (Cipro).

F 18 foto Fabio Gigante n. 3

I Typhoon inglesi hanno bombardato 2 obiettivi nel nordest dello Yemen con bombe Paveway IV: un sito a Bani utilizzato per il lancio di droni e un campo di volo a Abbas, utilizzato anch’esso per il lancio di droni e missili da crociera. Nel corso del raid erano presenti nell’area di operazioni anche un pattugliatore P-8 dell’US Navy e un RC-135W Rivet Joint dell’USAF (decollato dalla base di Al Udeid in Qatar). Gli Stati Uniti hanno nell’area basi in Qatar, Al Udeid, EAU, Al Dhafra, Giordania, Salti, Kuwait, Ali Al Salem, e non solo. Il Pentagono ha dichiarato che le forze americane e inglesi hanno lanciato oltre 100 ordigni di precisione tra missili da crociera, bombe a caduta e missili antiradiazioni AGM-88 HARM contro oltre 60 obbiettivi situati in 16 luoghi diversi. Ad una prima impressione sembra che al momento si sia di fronte ad una classica azione di tipo diplomatico-coercitivo atta a mutare la condotta seguita fin qui dagli Houthi che, però, ha il potenziale per portare ad un’ulteriore escalation. Gli Houthi dal canto loro hanno annunciato di aver risposto ai raid con il lancio di missili contro le navi statunitensi e britanniche.

F 18 foto Fabio Gigante

Gli attacchi sono stati ordinati dal Premier britannico Sunak per ripristinare la libera circolazione e il libero commercio dopo settimane di attacchi degli Houthi (solo il 9 gennaio navi americane e inglesi hanno abbattuto 18 droni, 2 missili da crociera antinave e 1 missile balistico) contro il naviglio commerciale nel Mar Rosso e attraverso lo strategico Stretto di Bab El Mandeb, uno dei più importanti chocke point del pianeta. Come riportato da Federico Fubini sul Corriere della Sera, “secondo il centro ricerche di Intesa Sanpaolo passava da qui fino a qualche settimana fa circa il 30% del commercio marittimo mondiale e il 40% di quello italiano”, mentre “il costo della spedizione di un container dal Mediterraneo alla Cina è salito da 153 a 507 euro”.

Fabio Gigante

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