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Violenza e silenzi: la sinistra e il tabù sugli stranieri

Femminicidi e accoltellamenti ignorati, quando la realtà contraddice la narrazione dell’accoglienza

Silenzio strategico: perché la sinistra tace sugli accoltellamenti e sui femminicidi commessi da stranieri

Quando l’ideologia diventa calcolo elettorale: tra accoglienza senza limiti e voto etnico

19 aprile 2025Anche oggi il nostro Paese racconta di accoltellamenti. Discutere con la lama è diventata una costante tra i giovani, un segnale inquietante di come il confronto verbale sia stato sostituito dalla violenza brutale. Le città del Nord, da Milano a Bologna, da Torino a Firenze, sono sempre più teatro di episodi di aggressione tra adolescenti, spesso per futili motivi. Una spirale di violenza che cresce nel silenzio e nella rassegnazione, mentre il dibattito politico evita accuratamente di affrontare il tema con la serietà che meriterebbe.

Gli accoltellamenti tra giovani stranieri e i femminicidi commessi da immigrati sono ormai notizie quotidiane. Eppure, la sinistra continua a tacere, le piazze restano vuote e le “paladine” del patriarcato selezionano i casi da cui indignarsi. Perché?

Il cuore della questione: calcolo politico ed elettorale

La sinistra italiana ha da anni investito sul concetto di accoglienza senza confini, spesso dipingendo ogni critica al fenomeno migratorio come razzismo. Ma quando i numeri cominciano a raccontare una realtà fatta di violenza giovanile, accoltellamenti e femminicidi commessi da stranieri, scatta il silenzio. Perché? Perché dietro l’ideologia si nasconde un calcolo elettorale: costruire consenso presso le comunità straniere, sempre più numerose e destinate a incidere politicamente, anche solo in termini di rappresentanza indiretta e sostegno politico-mediatico.

I fatti ignorati: accoltellamenti, gang e femminicidi

Secondo il Viminale, nel 2024 si sono registrati oltre 100 femminicidi, di cui 61 commessi da partner o ex partner. Le cronache degli ultimi mesi parlano di una escalation di violenza urbana, concentrata in città come Milano, Bologna e Firenze, dove si sono moltiplicati casi di accoltellamenti tra giovanissimi, spesso minorenni.

Un report del Corriere della Sera ha evidenziato che a Milano, nel solo 2024, ci sono state 96 rapine con coltello tra minorenni. Il fenomeno dei cosiddetti “maranza” è diffuso tra giovani spesso di seconda generazione, con un rifiuto delle regole sociali e scolastiche italiane.

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato pochi giorni fa che in proporzione, i femminicidi commessi da stranieri sono più numerosi rispetto a quelli commessi da italiani, facendo riferimento a “diverse sensibilità culturali nei confronti della figura femminile”. Parole che hanno scatenato la reazione indignata della sinistra, ma non smentite nei numeri.

Quando l’indignazione è a senso unico

I media e il mondo femminista mainstream hanno sollevato legittime battaglie su casi come quello di Giulia Cecchettin, ma sono rimasti pressoché silenti su altri episodi, ad esempio su Saman Abbas o sulle recenti aggressioni di Abbiategrasso, dove un giovane di origini egiziane è stato accoltellato a morte. Nessuna manifestazione, nessuna “sorellanza” di piazza. Il motivo? Non compatibile con la narrazione politicamente corretta dell’accoglienza a ogni costo.

La realtà da affrontare

Continuare a ignorare questi dati, silenziare le notizie, selezionare l’indignazione in base alla convenienza politica, è un tradimento nei confronti delle vittime e della società. Non si tratta di ideologia: si tratta di sicurezza, giustizia e verità. E prima o poi, tutto questo silenzio, esploderà.

Questo articolo rappresenta un’opinione dell’autore nell’ambito della libertà di stampa garantita dalla Costituzione. Ogni riferimento è frutto di riflessione politica e non intende offendere persone o istituzioni.

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