“Vento d’Italia sul Giappone” da un racconto di Gaetano Dal Santo

Centenario del volo Roma-Tokyo 1920-2020

Il perché di questa mia recensione a più di un anno dall’uscita del libro dell’amico Gaetano Dal Santo, “Vento d’Italia sul Giappone”, pubblicato in occasione delle celebrazioni per il Centenario del volo Roma-Tokio che, nel 1920, unì l’Italia al Giappone, è dovuta al fatto che fra le iniziative che la pandemia ha costretto ad annullare, c’era anche un vasto programma di celebrazioni del Centenario, vuole essere una dedica alla vita, per una tragedia che continua; un segnale di ripresa, di ripartenza, come l’uscita da una manovra acrobatica, da un looping o da un tonneau.

L’autore Gaetano Del Santo

Lo stesso autore dedica il libro “in ricordo degli Angeli della Sanità Italiana impegnati nell’estenuante battaglia contro il Coronavirus – Covid – 19, e tutti i deceduti proprio nei giorni del Centenario del Raid Roma-Tokyo”. Oggi sembra facile ma cento anni fa gli aviatori, Arturo Ferrarin e Guido Masiero, coi motoristi Gino Capannini e Roberto Maretto impiegarono tre mesi per volare da Roma a Tokio. È un’impresa mai tentata prima, pensata da Gabriele D’Annunzio e dal poeta giapponese Harukichi Shimoi per unire idealmente i due Paesi. Con questo libro, Gaetano Dal Santo vuole ricordare avvenimenti del passato e nel contempo commemorare aviatori che non sono più tra noi ma nello stesso tempo cogliere quello che è il contributo più prezioso che la storia può darci.

L’autore e il trasvolatore Arturo Ferrarin oltre ad essere concittadini di Thiene hanno in comune la passione per il volo, per i viaggi storici e di avventura, e Ferrarin, uno tra i protagonisti dell’epoca d’oro degli albori dell’Aeronautica Militare, non poteva non suscitare il suo interesse. Negli anni sessanta compì un’impresa incredibile un tour in Vespa da Venezia a Instambul e ritorno. Dal Santo è affascinato da coloro i quali hanno fatto del rischio una scelta di vita. Ne è l’esempio un altro suo scritto: “I navigatori della Vittoria: Magellano-Pigafetta-Elcano“. Il Roma-Tokyo, fu un volo di pace in grado di promuovere positivamente le relazioni commerciali e culturali tra i due paesi.

Ferrarin decollò da Centocelle il 14 febbraio del 1920 alle ore 11 con un biplano realizzato in legno e tela costruito dall’Ansaldo insieme al suo fedele e giovanissimo motorista, Guido Cappannini. La flotta che compì la trasvolata comprendeva oltre ai due velivoli di Ferrarin e Masiero, 4 Caproni di cui 2 biplani da 450 Cavalli, uno da 600 ed un triplano da 900 cavalli; 5 SVA biposto (SVA è l’acronimo delle iniziali di Umberto di Savoia, Rodolfo Verduzio e il gruppo Ansaldo). Il motorista di Ferrarin, Guido Cappannini morirà il 28 giugno del ’40 nel SIASI MARCHETTI SM 79 insieme a Italo Balbo, abbattuto dal fuoco amico dalla contraerea nel cielo di Tobruk (Libia). Il giovane Ferrarin, è un esempio per tanti giovani, modello per tutti coloro che credono nei sogni e nella loro realizzazione. Evocare o rievocare l’uomo Arturo Ferrarin significa cercare una conversazione con migliaia di giovani, cent’anni dopo, che lasciano l’Italia per tentare una propria carriera professionale altrove.

Arturo Ferrarin

Il libro è edito dalla Tipografia Moderna (Montagnana) con la collaborazione del Comune di Thiene. Il lettore sin dalle prime pagine del libro viene inghiottito tramite dalla voglia di volare, di viaggiare quasi ad incoraggiare i membri dei due equipaggi a raggiungere la meta prefissata. L’autore ha aggiunto tanti dettagli narrativi originali da far dimenticare al lettore con un linguaggio fluido, semplice e scorrevole che la struttura di base è concentrata in un periodo storico di grandi sconvolgimenti mondiali. Interessante la parte terminale del libro che oltre alla raccolta di commenti esteri a ricordo del volo racchiude anche un’intervista di un giornalista immaginario, che potrebbe essere lo stesso Dal Santo, rivolta ad Arturo Ferrarin cent’ anni dopo, sceso in terra con “un permesso speciale per poche ore sulla sua Thiene”. Guardare con umiltà al modo in cui tanti anni fa sono stati affrontati problemi e difficoltà che apparivano insormontabili ci aiuta guardare al futuro, oggi allo Spazio che è la nostra frontiera come il cielo lo era nel 1920 per chi ha realizzato un’impresa del genere.

Fabio Gigante

 

 

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