Ucciardone, la vergogna delle carceri italiane: diritti negati e vite spezzate

90 suicidi in un anno, detenuti psichiatrici senza assistenza e restrizioni disumane: il Comitato 'Esistono i Diritti' denuncia l’emergenza carceraria con un sit-in a Palermo

“Esistono i Diritti”: Sit-in all’Ucciardone per denunciare il degrado delle carceri italiane

Dall’emergenza suicidi alla negazione della dignità: la protesta davanti all’Ucciardone

Sabato 8 febbraio 2025, il Comitato “Esistono i Diritti” ha organizzato un sit-in davanti alla casa di reclusione dell’Ucciardone di Palermo per denunciare le condizioni disumane in cui vivono i detenuti. Un tema che da anni è al centro della battaglia del comitato e del suo presidente, Gaetano D’Amico, che ha ribadito l’urgenza di un intervento istituzionale per fermare la deriva del sistema carcerario italiano.

L’iniziativa ha visto la partecipazione di diverse figure del mondo politico e dell’associazionismo, tra cui Gaspare Nuccio, Pino Apprendi, Giorgio Bisagna, Valentina Chinnici, Alberto Mangano, Eleonora Gazziano, Floriana D’Amico e Marco Traina. Presenti anche il garante dei detenuti della città di Palermo, Pino Apprendi, e il presidente di Antigone, Giorgio Bisagna, che hanno portato il loro contributo in difesa dei diritti fondamentali dei detenuti.

90 suicidi in un anno e il dramma dei detenuti psichiatrici

I numeri parlano chiaro: nel 2024, 90 detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane, mentre centinaia di altri sono morti per cause ancora da accertare. Una strage silenziosa che riflette il fallimento di un sistema che, invece di rieducare, abbandona e isola.

Durante l’ispezione all’Ucciardone, i rappresentanti del comitato hanno riscontrato gravi criticità, in particolare per quanto riguarda la gestione dei detenuti con problemi psichiatrici. “Non esiste una metodologia univoca per identificarli e trattarli” – ha spiegato Pino Apprendi, sottolineando come la direzione del carcere non sia stata in grado di fornire un numero esatto di quanti reclusi abbiano patologie mentali. Una lacuna gravissima, che si traduce in detenzioni inappropriate e in un’escalation di episodi di autolesionismo e violenza.

A tutto ciò si aggiunge la vergognosa situazione della nona sezione dell’Ucciardone, destinata ai detenuti psichiatrici e in condizioni fatiscenti. Prevista per una ristrutturazione già nel 2021, ad oggi è ancora in attesa di interventi concreti.

Il divieto di coperte e vestiti in pile: una misura punitiva

Tra le misure più contestate c’è la recente circolare del Provveditorato regionale, che ha vietato ai detenuti l’uso di coperte e maglie in pile, le uniche protezioni dal freddo per chi si trova in celle prive di riscaldamento. Il provvedimento, giustificato da ragioni di sicurezza, è stato definito da più parti un atto punitivo e inumano, che rende ancora più drammatiche le condizioni di detenzione.

Droga e degrado: il carcere come specchio della società

Durante l’incontro con la direzione dell’Ucciardone, sono emerse altre problematiche, come il traffico di droga all’interno del carcere. La polizia penitenziaria ha descritto con dettagli inquietanti le tecniche usate dai detenuti per nascondere le sostanze stupefacenti, tra cui l’impiego della farina mescolata con le saponette per creare uno stucco con cui sigillare nascondigli nelle pareti.

Il comandante dell’istituto ha usato parole dure per descrivere la realtà carceraria: “Il carcere è il luogo dove si riversa tutto ciò che la società civile rigurgita”. Un’affermazione che sottolinea la mancanza di un vero progetto di rieducazione e reinserimento per i detenuti, che una volta scontata la pena si trovano spesso senza alternative, condannati a un ciclo infinito di emarginazione e recidività.

Dichiarazione di Gaetano D’Amico

“La situazione nelle carceri italiane è diventata insostenibile e non possiamo più restare in silenzio di fronte a un sistema che, invece di rieducare, abbandona e condanna alla disperazione chi si trova recluso. I dati sui suicidi in carcere sono la prova evidente di un’emergenza che non può più essere ignorata: 90 persone si sono tolte la vita nel solo 2024, mentre centinaia di decessi restano senza una spiegazione chiara. Questo non è più solo un problema di giustizia, ma di umanità.”

“Il nostro sit-in davanti all’Ucciardone ha voluto accendere i riflettori su una condizione che va ben oltre la singola realtà carceraria di Palermo: in tutta Italia, i detenuti sono costretti a vivere in condizioni degradanti, senza cure adeguate e spesso senza neanche il minimo necessario per sopravvivere al freddo. La circolare del Provveditorato regionale, che vieta l’uso di coperte e maglie in pile, è l’ennesima dimostrazione di un atteggiamento punitivo che non tiene conto della realtà all’interno degli istituti penitenziari. Non si può parlare di sicurezza mentre si nega la dignità umana.”

“Gravissimo è anche il problema dei detenuti psichiatrici, la cui presenza in carcere è inaccettabile e la cui gestione è priva di una metodologia chiara e uniforme. Durante il nostro incontro con la direzione dell’Ucciardone, non siamo riusciti nemmeno a ottenere un dato certo sul numero di reclusi con disturbi psichici. Questo dimostra come lo Stato continui a ignorare la questione, lasciando il problema nelle mani di un sistema penitenziario che non ha né gli strumenti né la formazione per gestirlo adeguatamente.”

“Le istituzioni devono assumersi la responsabilità di intervenire con riforme concrete, che vadano oltre la logica della repressione e puntino finalmente su un vero percorso di reinserimento sociale per i detenuti. Chiediamo con forza che venga garantito il diritto alla salute, al rispetto della dignità e a condizioni di vita umane all’interno delle carceri. La privazione della libertà non deve mai tradursi in una condanna alla sofferenza o alla morte.”

“In relazione allo sciopero della fame dei detenuti, come presidente del Comitato ‘Esistono i Diritti Transpartito’, voglio ribadire con fermezza che la Nonviolenza non è reato. Lottiamo per il diritto alla vita e per la vita del Diritto, in nome di Papa Francesco e Marco Pannella. Ogni atto di protesta nonviolenta che nasce dalla disperazione di chi vive dietro le sbarre deve essere ascoltato, non represso.”

Un grido che non può essere ignorato

Il sit-in dell’8 febbraio all’Ucciardone è stato un momento di denuncia e di riflessione su un tema troppo spesso dimenticato. Il diritto alla dignità non può essere sospeso per chi si trova in carcere e le condizioni attuali degli istituti di pena italiani pongono interrogativi profondi sulla tenuta democratica del Paese. La battaglia del Comitato “Esistono i Diritti” continua, con la speranza che le istituzioni raccolgano l’appello e mettano finalmente mano a riforme necessarie e non più rimandabili.

È importante evidenziare che la delegazione del Comitato ‘Esistono i Diritti’ che ha preso parte all’ispezione nel carcere dell’Ucciardone adotta un approccio politico trasversale. Oltre a Pino Apprendi, garante comunale per i diritti delle persone detenute della città di Palermo, e Giorgio Bisagna, presidente di Antigone, erano presenti anche Eleonora Gazziano, Alberto Mangano e Marco Traina, che in passato hanno ricoperto il ruolo di copresidenti del Comitato ‘Esistono i Diritti Transpartito’.

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