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Tra amarezza e crisi economica, la ristorazione soffre la pandemia. Lo sfogo di Emanuele Barcellona, giovane palermitano, titolare di un ristorante a Terrasini.

Il Covid 19, insieme con le restrizioni nazionali e regionali hanno messo in ginocchio molte attività commerciali.

I ristoratori sono tra i più colpiti. Ecco perché ho voluto intervistare uno di loro: Emanuele Barcellona proprietario del Floridia Group srl , la società che gestisce l’attività commerciale sotto il nome di “Le Terrazze di Magaggiarri” a Terrasini, provincia di Palermo.

Insieme alla sua famiglia ha rilevato il ristorante nel 2019 ed iniziato l’attività a maggio dello stesso anno. Il ristorante ha avuto solo 8 mesi di attività  prima di chiudere a causa della pandemia.

Tutti noi ricordiamo quel marzo 2020.

Come avete affrontato il primo lockdown?

Nessuno poteva immaginare ciò che stava accadendo, l’arrivo di una pandemia è un evento più unico che raro. Per noi è stata una difficoltà estrema a causa del fatto che essendo la nostra un’attività giovane come non potevamo avere risorse messe da parte avendo investito già tanto nella start -up.

Fortunatamente grazie al nostro spirito combattivo siamo riusciti ad affrontare la prima chiusura senza perderci d’animo. Siamo riusciti ad aprire a giugno 2020 e durante il periodo estivo siamo riusciti a recuperare terreno garantendo sicurezza secondo le regole sul distanziamento ed igienico sanitarie giustamente imposte a livello nazionale.

Le perdite economiche dovute alla prima chiusura ed il dimezzamento dei coperti all’apertura, quanto ha sofferto la vostra attività di ristorazione?

Anche se con posti ridotti, imposti sia dalle guide regionali che da quelle dell’Inail, non abbiamo avuto grandi problemi. Già i nostri tavoli erano distanziati a prescindere, ci piace che i nostri clienti possano passare ore gradevoli a conversare tra loro con riservatezza, quindi non abbiamo in realtà diminuito i posti di molto.

Il secondo lockdown quando è iniziato realmente e come l’avete affrontato?

La seconda chiusura è avvenuta gradualmente. Si è iniziato prima con dei coprifuochi: le 23.00, le 22.00, poi solamente aperti a pranzo sino all’ennesima chiusura totale a novembre.

Personalmente non credo all’asporto, almeno a Terrasini, perché essendo un piccolo comune il rapporto con i pescatori, potersi sedere al tavolo, la socialità, sono tutte cose fondamentali, tipiche della routine delle borgate.

Vedo inoltre molti colleghi nel palermitano fare fatica con l’asporto, quindi mi rendo conto sia solo un palliativo.

Gli aiuti economici avuti sono stati bastevoli?

Irrisori. Noi, essendo una start-up, abbiamo ricevuto solo 2000 euro. Aiuti molto scarsi. Mentre alle società familiari, individuali hanno ricevuto un minimo di 1000 euro.

Che ne pensi dell’attuale chiusura invece?

Si è scelto il lockdown per affrontare questa pandemia, ma la chiusura è solo per i locali commerciali quando la gente si assembra al di fuori liberamente. C’è sicuramente qualcosa che non funziona ma noi siamo ligi all’applicazione della legge, come abbiamo dimostrato durante tutto quest’anno complicato.

È nostro interesse far si che non succeda niente nei nostri locali.

Cosa vorresti dire al Governo regionale e a quello nazionale?

Sicuramente una comunione d’intenti sulla riapertura. Di permetterci di ricominciare a vivere, sempre in sicurezza. Il movimento di cui faccio parte ……ha manifestato a Roma, pacificamente.

Pensi che la vaccinazione della tua categoria possa agevolarvi nell’apertura?

Non sono d’accordo con le vaccinazioni per categorie. Devono avere la priorità i soggetti fragile e dopodiché velocizzare sicuramente le vaccinazioni affinché al più presto tutti possano avervi accesso.

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