Tagli ai fondi infrastrutturali per la Sicilia: da Bruxelles l’allarme dell’eurodeputato Falcone
Circa 900 milioni di euro destinati a strade, sicurezza e rigenerazione urbana spostati verso opere nel Nord

Bruxelles, 26 maggio 2025 – Una scelta che suscita profonda preoccupazione, quella del Governo italiano di definanziare circa 900 milioni di euro destinati alla Sicilia per infrastrutture, manutenzione stradale e rigenerazione urbana. A lanciare l’allarme è Marco Falcone, eurodeputato e vice capo delegazione di Forza Italia nel gruppo PPE al Parlamento Europeo, che invita l’esecutivo nazionale a rivedere la decisione per evitare un ulteriore svantaggio per il Mezzogiorno.
Il taglio rientra in una rimodulazione complessiva di 10,7 miliardi di euro che coinvolge 14 programmi ministeriali, i cui fondi verranno riallocati per finanziare grandi opere al Nord Italia, in particolare il Terzo valico dei Giovi in Liguria e interventi infrastrutturali nel Nord-Est.
«Non chiediamo privilegi, ma che non ci vengano tolte certezze – ha dichiarato Falcone –. La Sicilia ha bisogno di trasformare i progetti pianificati in cantieri reali, non di vedere svanire risorse fondamentali proprio nel momento in cui servono di più».
Tra i fondi tagliati figurano il Fondo per la mobilità sostenibile, interventi su manutenzione e viabilità per enti locali, contributi ai Comuni per la messa in sicurezza del territorio, progetti di rigenerazione urbana, piccole opere nei centri sotto i mille abitanti, nonché fondi di progettazione e aiuti agli enti sciolti per mafia.
A preoccupare è anche il segnale politico che questi spostamenti trasmettono. «Le richieste di Anci e Ance non sono casuali: gli amministratori e i costruttori esprimono un disagio reale – aggiunge Falcone –. Il Sud non può essere trattato come un serbatoio da cui attingere quando serve, ignorando i suoi bisogni strutturali e il suo ruolo strategico nel Mediterraneo».
Il deputato europeo ha infine ribadito che da Bruxelles proseguirà l’impegno per monitorare e difendere la centralità della Sicilia nell’agenda nazionale e comunitaria, chiedendo che le politiche pubbliche non acuiscano le disuguaglianze territoriali, ma le riducano.