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113mo Anniversario dalla nascita del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana

le Crocerossine Siciliane al tempo del Covid19 affrontano le nuove sfide

Speciale intervista all’ispettrice Regionale Sorella Sally Lacagnina per il “113mo Anniversario dalla nascita del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana”

Tradizione e modernità:

gli obiettivi dell’Ispettrice Regionale delle Infermiere Volontarie CRI SICILIA, Sorella Sally Lacagnina, tra emergenze sanitarie e sociali.


Sotto il simbolo della Croce Rossa in campo bianco, che Lei da sempre onora, si nasconde una professionista con notevoli responsabilità amministrative. Ma il Suo vissuto comprende anche una storia importante in ambito CRI.
Ad un anno dal suo incarico di Ispettrice Regionale si è trovata ad affrontare un periodo di grande complessità per il Paese ed ha guidato le Crocerossine siciliane con mano sicura in questo difficile cammino, ponendosi come modello di dedizione e professionalità ….

 

  1. Ispettrice, premesso che modernità non si identifica con trasgressione o con eccessiva disinvoltura, abbiamo, per età e ruolo, che piaccia o no, un dovere: garantire alle Crocerossine un futuro coerente con le tradizioni ….

 

  1. Sono molto d’accordo con la sua premessa. Da Crocerossina penso che per noi essere moderne significhi soprattutto rendere attuali i valori che da sempre caratterizzano il nostro operato. Sin dalla sua fondazione i principi che hanno orientato l’azione della Croce Rossa, e in cui continuo a riconoscermi pienamente, sono stati un avamposto di modernità: un presidio per il riconoscimento di diritti umani, come il diritto alla vita, in contesti drammatici, di conflitto armato, di catastrofi naturali e delle nuove emergenze sociali e sanitarie, come quella che stiamo vivendo, garantendo sempre indipendenza, neutralità, imparzialità e umanità in ogni nostro intervento. Naturalmente, dobbiamo farci trovare preparate di fronte alle sfide a cui saremo chiamate nel più imminente futuro e pertanto dobbiamo dedicare sempre più attenzione alla qualità della nostra formazione ed essere preparate al confronto e all’interazione con le più diverse realtà professionali civili e militari.

 

  1. A Suo parere, la qualità e la tipologia della formazione professionale delle Crocerossine sono adeguate er garantirne un’utilizzazione su standard operativi più complessi?

 

  1. Nel mio precedente mandato da Vice-Ispettrice Regionale con delega alla formazione delle allieve ho tentato di assicurare sempre i più alti standard ai nostri corsi di formazione, in dialogo con le Università e i Centri Ospedalieri presenti in Sicilia e in sinergia con le Ispettrici dei Comitati territoriali, in modo da garantire capillarmente, in tutta la regione, esperienze di docenza qualificate per fare fronte alle emergenze cui sono state chiamate le nostre Sorelle. Nel segno della continuità con quanto fin qui operato, con il desiderio di valorizzare le nuove forme di didattica a distanza, cui nostro malgrado abbiamo dovuto fare i conti in questo anno di pandemia, sto portando avanti, a livello regionale, il progetto di due classi-pilota, rispettivamente per il primo e il secondo anno di corso, cui partecipano le Allieve di tutte le province, al fine di incoraggiare una maggiore coesione tra di esse e assicurare loro, al contempo, una migliore uniformità dell’offerta formativa. In questi mesi è già in fase di valutazione, a livello nazionale, una riforma del piano di studi del nostro corso biennale per il conseguimento del diploma di Infermiera Volontaria della CRI, che data, nella sua attuale configurazione, ad una precedente riforma ex DM 90/2010. Il nuovo piano di studi intende privilegiare percorsi di più mirata specializzazione, da frequentare in un arco di tempo più breve.

 

  1. Cosa si potrebbe fare per rafforzarne il ruolo?
  2. Ribadite le premesse di cui sopra, a beneficio di una formazione costante, sempre più professionalizzante e in linea con le esigenze dei nostri tempi, ritengo soprattutto importante lavorare sulla vocazione al “ruolo”, sulla consapevolezza della nostra missione e sul senso di appartenenza che impone una uniforme con così tanti anni di storia alle spalle. Troppe volte abbiamo visto smarrire questa vocazione in passato, a fronte di forme di protagonismo contrarie al più autentico spirito di servizio cui siamo chiamate, come parti di un Corpo che lavorano insieme, con discrezione e impegno, ad esclusivo vantaggio dei valori e della finalità dell’Associazione e non di eventuali riconoscimenti personali, a tutti i livelli. Anche per questo motivo ho inteso improntare il mio mandato a una misura di maggiore sobrietà nella comunicazione esterna, condivisa all’interno del mio staff regionale e della compagine delle Ispettrici territoriali, limitando, ad esempio, l’uso dei social networks alle sole notizie sulle attività ufficiali delle Crocerossine e favorendo di contro sempre il dialogo diretto e personale tra le Sorelle, indipendentemente dai ruoli e dalle gerarchie, ma pur sempre nel rispetto delle diverse nostre funzioni e responsabilità.
  3. Lei come immagina la Crocerossina del futuro?
  4. La immagino sempre più preparata, competente e professionale, generosamente impegnata nel Corpo delle Infermiere Volontarie e nella vita di tutti i giorni senza soluzione di continuità; pronta a portare il suo know-how all’interno dell’Associazione e i valori della Croce Rossa nella sua esperienza quotidiana, nel lavoro che svolge così come nella sua rete di relazioni personali e sociali. Una donna sempre più al passo con i tempi, a fianco delle Forze Armate e della società civile, custode di una solida tradizione secolare e insieme capace di leggere con lucidità la complessità del presente e di intervenire adeguatamente, in caso di necessità, nelle vecchie e nelle nuove emergenze di oggi.

  5. Secondo Lei, l’interazione tra i vari settori del sistema si esplica al meglio?
  6. Il mio bilancio è fin qui positivo. Tutto però è perfettibile e l’esperienza negli anni mi ha insegnato che l’ascolto è la premessa necessaria per ogni incisiva azione di parziale modifica o di radicale trasformazione del sistema, da condurre in armonia con le parti interessate. Nel mio ruolo istituzionale, in questo primo anno di mandato, ho raccolto proposte e suggerimenti e verificato con mano potenzialità e criticità delle relazioni tra i vari settori, provando a mettere in valore quanto funziona bene e ad intervenire con discrezione laddove potevano esserci margini di utile miglioramento. Un piccolo risultato di cui mi ritengo soddisfatta consiste, ad esempio, nella ripresa sistematica dei rapporti di collaborazione con il Corpo Militare della Croce Rossa, come nelle frequenti operazioni di disinnesco di ordigni bellici condotte su tutto il territorio regionale in questo ultimo periodo ma sono soprattutto gratificata dalle relazioni di stima ed affetto reciproco sia con il Presidente Regionale che con l’intero Staff Regionale (Vice Presidente, Delegati, Segretario Regionale etc.).
  7. Come potrebbe essere migliorata l’organizzazione locale del sistema CRI per garantire una più efficace presenza nel territorio?
  8. L’organizzazione del sistema CRI può già contare su un esteso radicamento dei suoi Comitati in tutta la Sicilia, anche con più sedi per provincia, in numero tale da garantire azioni tempestive in tutta la Regione. Nondimeno, per rendere ancora più efficace ed efficiente l’azione sul territorio, ottimizzando così tempi, risorse e modalità d’intervento, è importante rafforzare la coesione fra Ispettrici e Presidenti di Comitato ad ogni livello, nel riconoscimento e nel rispetto delle reciproche prerogative. È mio impegno favorire occasioni di dialogo e di collaborazione in tal senso, in maniera utile alla definizione di strategie pienamente condivise, tanto nei processi decisionali quanto nei protocolli operativi da adottare di volta in volta sul campo di fronte alla complessità di emergenze con caratteristiche diverse.
  9. Per salvaguardare la “piccola storia” auspicherebbe un progetto che, potenziando gli archivi, creando degli spazi di memoria su modelli museali, possa favorire alle nuove generazioni la conoscenza di un’emancipazione femminile che ha anticipato di un secolo la percezione della parità di ruolo?
  10. Per educazione familiare, sono molto sensibile alle ragioni della storia e dunque, inevitabilmente, alla memoria del nostro Corpo: è mia intenzione incoraggiare e sostenere iniziative, scientificamente qualificate, di recupero della memoria delle Crocerossine in Sicilia con eventi pubblici quali seminari, giornate di studio o piccole mostre itineranti laddove possibile. Nell’immediato desidero in particolare porre l’accento sul ruolo delle II.VV. della Croce Rossa, e delle donne più in generale, nel secondo dopoguerra, negli anni difficili della ricostruzione del Paese, dopo la Liberazione e la fine del secondo conflitto mondiale. Mi sembra un’iniziativa di buon auspicio, anche sul piano simbolico, tanto più a fronte della situazione di grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo e del nuovo futuro che ci attende dopo la fine – prossima, confidiamo tutti – di questo dramma su scala mondiale.

Su altro fronte intendo lavorare sulla ‘memoria del contemporaneo’, aggiornando e integrando un archivio regionale con gli stati di servizio di tutte le Sorelle attive sul territorio, non solo per ragioni di ordine pratico, interne all’amministrazione dell’ufficio, ma anche di ricomposizione di una continuità con il passato sacrificata da anni di disattenzione in tal senso.

Sono in contatto con altre Associazioni attive sul territorio impegnate sul fronte della tutela delle donne contro ogni forma di violenza e del recupero del gap di genere. All’interno di queste importanti realtà mi piacerebbe portare l’esperienza storica, per molti aspetti pionieristica, delle Crocerossine attive in Italia sin dal 1908 con coraggio, autonomia e abnegazione in contesti fino a non troppo tempo fa esclusivamente maschili, all’interno dei quali hanno saputo nondimeno dare uno specifico contributo di diversa sensibilità e competenza.

  1. Questa esperienza maturata sul campo in occasione della pandemia potrà essere finalmente oggetto di riconoscimento formale in ambito sanitario da parte delle istituzioni a ciò deputate?
  2. Nel rispetto della normativa vigente e in sintonia con le istituzioni deputate (Università e Assessorato Regionale alla Salute), è mia intenzione promuovere il riconoscimento del nostro diploma quale titolo professionale equiparabile a quello dell’Operatore Socio-Sanitario Specializzato (OSSS), anche in considerazione del nostro impegno sul campo e specialmente sul fronte sanitario, tanto più in questo momento di emergenza pandemica. In alcune regioni questa equiparazione è già una realtà di fatto e spero che lo possa essere presto anche in Sicilia. Inoltre è attualmente in fase di studio la possibilità di un riconoscimento di crediti formativi al nostro percorso di studi in sede universitaria in un numero tale da consentire l’iscrizione ad anni successivi al primo dei corsi di studio nelle classi di lauree delle professioni sanitarie.

 

Intervista e testo a cura di Area Media e Comunicazione IIVVCRI Regione SICILIA

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