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Sicilia. Ospedali e bambini, la Sanità non è per loro.

Un anno tormentato, questo, per le politiche sanitarie. Le aziende ospedaliere stanno ancora affrontando l’emergenza pandemica attuando decisioni non sempre facili. In Sicilia però, il Covid ha scoperchiato un “vaso di Pandora” ricco di falle e cattive gestioni protratte negli anni e che, oggi, rendono la situazione sanitaria territoriale ancora più complicata.

Citando solo alcuni fatti di cronaca si ricorda lo “scandalo tangenti” che vede condannato l’ex manager della Asp, Candela; l’indagine nei confronti dell’assessore regionale per presunti dati falsati e l’imbarazzo per l’infelice frase “spalmate i morti” estrapolata da un’intercettazione; foto di pazienti abbandonati in corridoio ad Agrigento; edifici con cantieri iniziati divenuti quasi “eco-mostri” (come quello di Palermo, accanto all’Ospedale Cervello).

A Palermo, invece, uno dei problemi più urgenti è la scarsa offerta sanitaria pubblica pediatrica. Per sintetizzare:

  • si attende, da circa 10 anni, un reparto di cardiochirurgia pediatrico all’Ospedale Civico;
  • si è chiuso il Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Cervello, fiore all’occhiello della sanità pediatrica cittadina come efficienza e struttura;
  • la struttura degradata dell’Ospedale pediatrico “G. Di Cristina Ospedale dei Bambini”, unico punto di riferimento pediatrico rimasto per l’intera città metropolitana;
  • l’opera incompiuta dell’Istituto mediterraneo di eccellenza pediatrica, l’Ismep, il grande polo che, secondo i piani, avrebbe dovuto entrare in funzione all’inizio del 2018.

Alle già conosciute necessità pediatriche si aggiungono le varianti Covid. Quest’ultime sembrano colpire i bambini in percentuale più alta rispetto all’ondata di contagio precedente. Si registra, infatti, un netto aumento di ricoveri di bambini a Palermo, nessuno di loro per fortuna grave.

La diffusione del contagio tra i più piccoli desta un’ansia aggiuntiva nelle famiglie, le quali sono già sconfortate per la carenza di strutture idonee.

Data l’emergenza Covid, un grande passo iniziale sarebbe quello di riaprire il Pronto Soccorso Pediatrico del Cervello. Un altro importante obiettivo da raggiungere potrebbe essere l’apertura della cardiochirurgia pediatrica visto le giuste campagne di sensibilizzazione alla prevenzione cardiaca in età adolescenziale. Quest’ultime infatti si sono svolte soprattutto nelle scuole grazie a convenzioni istituite con soggetti di volontariato, oltre a fondi nazionali per l’acquisto di apparecchiature di primo intervento come defibrillatori.

E se parlassimo invece di problemi sanitari pediatrici di routine? Ecco alcune testimonianze e dichiarazioni pervenute, riguardanti le gravi lacune pediatriche in ambito di sanità pubblica:

<<È arrivato il momento, oggi più che mai, di occuparsi degli altri malati come i Cardiopatici Congeniti sia bambini che adulti, che in Sicilia sono vittime di carenze assistenziali già da tanti anni e che il COVID-19 ha tramutato in “fantasmi” dimenticati, con situazioni che si stanno riacutizzando e che rischiano di aggravarsi in modo irrimediabile.>>- afferma Fabrizio Artale, Presidente dell’Associazione “Movimento per la Salute dei Giovani” – <<È urgente attivare più risorse, più personale sanitario e nuove strutture per tornare a seguire chi sta male anche per altre patologie. Bisogna tornare ad occuparsi di prevenzione che nel breve periodo porta a spendere, ma che sul lungo fa risparmiare il servizio sanitario e dà qualità di vita. Il rischio è di cancellare tutte le altre infermità per inseguire solo i malati Covid. Il ritorno alla realtà a settembre proporrà ben altro, ossia il riacutizzarsi delle patologie croniche. >>

Il grave problema della mancanza di un’adeguata sanità pediatrica investe però una grande parte del territorio siciliano.

Un altro utente ci racconta con grande disappunto le vicissitudini di sua figlia, una bambina di Mazara del Vallo che per una semplice frattura alla gamba (per fortuna composta) è stata costretta ad arrivare a Palermo. Ciò dopo aver girato altre 3 presidi ospedalieri e solo per riceve l’applicazione del semplice tutore gessato.

Anche l’esperienza di un piccolo paziente incontrato in loco che, per caduta accidentale su alcuni frammenti di vetro infilzati sulla guancia, è stato costretto a girare per diversi reparti prima di ricevere adeguata medicazione.

Eppure l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, è da poco diventato padre. La sensibilità mostrata sui social nei confronti del suo nuovo ruolo genitoriale ci auguriamo di riscontrarla nell’atto pratico, anche per la comunità siciliana.

L’appello rivolto, dunque, alle Istituzioni competenti è quello di programmare e sviluppare una rete pediatrica completa ed efficiente in tutta la Sicilia, al fine di garantire un’offerta ospedaliera congrua e all’avanguardia per tutti i nostri figli e nipoti.

Affinché, inoltre, le famiglie non debbano affrontare ingenti spese per trovare cure adeguate addirittura al di fuori del territorio siciliano contribuendo sempre di più ad arricchire le casse di altre regioni, in un federalismo sanitario, che, se non sostenuto da adeguati progetti sanitari, vedrà la Sicilia fanalino di coda con sempre meno risorse a disposizione.

Insomma, tutelare il diritto alla salute dei bambini è un dovere imprescindibile per chi sceglie le politiche da intraprendere.

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