Una piazza colta, ma come da copione lontana dal paese reale
A Roma migliaia in piazza per l’Europa su invito di Serra: intellettuali, artisti e parole che non diventano proposta
15 marzo 2025 – È stata chiamata “Una piazza per l’Europa”, ed è stata quella con più adesioni tra le varie manifestazioni svoltesi oggi in Italia sul tema europeo. A Roma, in Piazza Santi Apostoli, la mobilitazione lanciata dal giornalista Michele Serra ha raccolto secondo gli organizzatori oltre 50mila persone. Ma la sensazione è stata quella di un evento dove a sfilare, più che idee operative, sono stati monologhi da salotto.
Tra gli interventi, quelli dello scrittore Antonio Scurati, del cantautore Roberto Vecchioni e della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. Scurati ha ricordato che “la democrazia è sempre lotta per la democrazia”, mentre Vecchioni ha emozionato la piazza con Sogna ragazzo sogna, dicendo che “i cattivi perderanno sempre”. Elly Schlein ha parlato di una manifestazione “per un’Europa federale”, evitando volutamente polemiche.
Tutti applauditi, tutti d’accordo tra loro. Ma poco si è parlato dei problemi reali. Le parole si sono rincorse senza costruire un percorso: si è discusso di armamento, di pace, di amore per l’Europa, ma nessuna proposta concreta è emersa. Nessun “che fare”, nessuna sintesi. Solo riflessioni generiche.
Una riflessione tipica di sinistra
La piazza di Serra si è autodefinita “colta”, e colta lo è stata, in senso letterale: una rassegna di scrittori, artisti e intellettuali che hanno parlato tra loro, come accade spesso in certi ambienti radical chic. La sinistra dei salotti si è raccontata, ma non ha raccontato il Paese. Assenti le periferie, assente il popolo. Una piazza dove si esprime un’ideologia, ma non un progetto. Dove si denuncia, ma non si propone.
Contemporaneamente, in altre città si sono svolte manifestazioni con meno presenze, ma con contenuti più ancorati alla realtà. A Roma stessa, in piazza Barberini, gruppi di estrema sinistra hanno persino bruciato bandiere europee per protestare contro il piano di riarmo UE. A Bruxelles, la comunità italiana ha manifestato per un’Europa di pace e unità, ma anche lì la partecipazione è apparsa simbolica più che politica.
Michele Serra ha detto dal palco: “Non perdiamoci di vista.” Ma la domanda resta: chi ha perso di vista chi? L’intellighenzia culturale che si ritrova a Roma sembra sempre più lontana dalla società reale. Parlano in nome dell’Europa, ma lo fanno in un linguaggio che non arriva a chi lavora, a chi vive le crisi quotidiane, a chi fatica a riconoscere se stesso in un’Unione Europea che spesso appare distante e tecnocratica.
In tutto questo, l’assenza di voci concrete, la mancanza di una linea d’azione e l’autoreferenzialità del racconto hanno lasciato l’impressione di un evento utile più a chi vi ha partecipato che a chi avrebbe bisogno di una nuova idea di Europa.
Quella di Roma è stata, in ogni caso, una manifestazione tranquilla e composta, priva di tensioni o atti violenti. Un dato non scontato se si considera che spesso, quando la sinistra scende in piazza contro governi di centrodestra o manifestazioni promosse dall’attuale maggioranza, si assiste a slogan accesi, inviti alla rivolta e toni che alimentano un clima di contrapposizione feroce. Al contrario, oggi si è vista una piazza viva, vitale, ma fortemente lobbistica, una sorta di grande riunione tra amici – pur migliaia – che si riconoscono nello stesso linguaggio, negli stessi riferimenti, nelle stesse battaglie simboliche. Le fazioni ecologiche, gli intellettuali, i soliti artisti impegnati hanno dato vita a una rappresentazione ordinata ma autoreferenziale. La segretaria del PD Elly Schlein, come spesso accade, ha parlato senza mai davvero dire qualcosa di concreto: il suo intervento è rimasto nel solco delle lezioni filosofiche pronunciate tra loro, per loro, e in assenza di tutti gli altri. Nessuna apertura, nessun ascolto del Paese reale, sommessamente un sabato alternativo

