Punto Nemo, il cimitero spaziale nell’oceano Pacifico

Chi non ha mai pensato, almeno una volta, di isolarsi completamente da tutto ciò che lo circonda e trovare un posto isolato? Punto Nemo è probabilmente il punto più adatto, o forse il meno, questione di punti di vista. Non è il luogo di riproduzione di un pesce famoso. Per l’astronautica è un cimitero spaziale. Rappresenta uno dei punti definiti “poli dell’inaccessibilità”. Si trova nell’Oceano Pacifico e arrivarci è veramente un’impresa… è il punto più lontano da qualsiasi terra emersa. Abbiamo intervistato l’astrofisica Sabrina Masiero, (la ritroveremo in altri appuntamenti della nostra rubrica “Prendo Quota”), dal 2013 fa parte del gruppo GAPS-Global Architecture of Planetary Systems sulla ricerca di pianeti extrasolari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Ha trascorso un periodo al Telescopio Nazionale Galileo (TNG) nelle Isole Canarie, il telescopio italiano di 3,58 metri al cui fuoco sono collocati HARPS-N e GIANO, due fra i più grandi cacciatori di pianeti extrasolari. Dal settembre 2016 lavora presso la Fondazione GAL Hassin-Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello (PA), di cui è Responsabile dal settembre 2018.

L’Astrofisica Sabrina Masiero

Come mai proprio un nome leggendario, evocativo, spaventoso e affascinante al tempo stesso?Prende il nome da Nemo, il Capitano Nemo, protagonista di due celebri romanzi, “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa”, prodotti della fervida e lungimirante immaginazione dello scrittore Jules Verne, lo stesso che ha stimolato la comunità velica a intitolargli il trofeo Volvo Ocean Rice per il record del giro del mondo a vela in equipaggio, una regata in cui sette barche di 21 metri attraversano gli oceani sfidando condizioni impossibili. Il Punto Nemo, più correttamente definito il Polo oceanico dell’inaccessibilità, si trova nella parte meridionale dell’Oceano Pacifico, a circa 2688 chilometri dalle terre più vicine: a nord l’Isola di Ducie (vicino alla Nuova Zelanda), a nord-est l’Isola Motu Nui (che si trova a sud dell’Isola di Pasqua), a sud l’Isola Maher, verso l’Antartide”. Nel resto del mondo esistono altri poli dell’inaccessibilità magari con nomi così evocativi? “Esistono vari poli dell’inacessibilità sulla superficie terrestre, punti che hanno una caratteristica peculiare, ossia rispondono a domande del tipo: qual è il punto oceanico più distante da qualsiasi terra emersa? Qual è il punto delle terre emerse più lontano da qualsiasi linea costiera? In tanti nel corso degli anni hanno fantasticato su questi quesiti, a partire dallo scrittore americano di racconti horror Howard Phillips Lovecraft (1890 – 1937) che, nel suo racconto Il Richiamo di Cthulhu, pone la città di R’lyeh proprio nei pressi del polo oceanico dell’inaccessibilità”. Com’è stato scoperto?È stato, nei primi anni Novanta del secolo scorso, l’ingegnere croato-canadese Hrvoje Lukatela a scoprirlo, utilizzando un programma informatico geo-spaziale. Data la forma tridimensionale della Terra, sono necessari tre linee equidistanti da tre differenti coste per individuare un punto, in questo caso nell’Oceano Pacifico. Per ottenere tali coordinate, Lukatela dovette lavorare con milioni di possibilità che fossero sulla terra emersa, per la precisione su una costa, e avessero la stessa distanza dal punto che poi venne indicato come Punto Nemo. Le calcolò in 48° 52′ 31,748” S, 123° 23′ 33,069” W. Tuttavia le posizioni esatte delle coste sono variabili a causa della continua erosione e dello spostamento delle placche tettoniche, oltre al fatto che dipendono dalle maree, quindi non è possibile avere una precisione perfetta: la posizione di questo punto può presentare un errore di uno o due metri”. Quanto tempo occorre per raggiungere il Punto Nemo? “Con la barca più veloce sono necessari, cronometro alla mano, 15 giorni, 10 ore e 37 minuti per arrivarci. Lo stesso tempo è necessario per poter rientrare in uno di questi tre punti base equidistanti. Il migliore è sicuramente l’Isola di Pasqua. Infatti, l’Isola di Ducie è lunga circa due chilometri, rocciosa e disabitata; il secondo dei tre punti di riferimento è l’Antartide, posto piuttosto svantaggioso per pensare di fare una sosta.

ISS (International Space Station)

Questo almeno sulla superficie terrestre. Visto che la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) si trova a circa 400 chilometri in orbita attorno alla Terra, se ci trovassimo esattamente sul Punto Nemo si potrebbe dire di essere più vicini agli astronauti della ISS rispetto a tutti gli altri esseri umani del pianeta Terra”. Il Punto Nemo ha una caratteristica peculiare, quella di essere un cimitero spaziale: quante “bare orbitanti” custodisce? “Tante. C’è in effetti un legame stretto tra ISS e Punto Nemo. E’ molto probabile che a partire dal 2025, quando inizierà lo smantellamento della ISS, il Punto Nemo possa diventare il cimitero della ISS, a 3600 metri sul fondale oceanico, come lo è già di oltre 260 veicoli spaziali, tra cui la Stazione Spaziale Russa MIR e, casualmente, anche della Stazione Spaziale Cinese Tiangong-1 che non ha avuto un ingresso controllato, ma che, fortunatamente, non ha causato danni  a cose e persone e oggi si trova sul fondale oceanico, non molto distante dal Punto Nemo. Nella sua architettura attuale, l’ISS è l’oggetto artificiale più grande mai mandato in orbita: 110 metri di lunghezza, 74 metri di larghezza e 30 metro d’altezza per 420 tonnellate”.

Come avviene il rientro sulla terra di un satellite o di una navicella spaziale? “Proprio per le sue coordinate così remote, non è un caso se il Punto Nemo, sia stato scelto come cimitero per satelliti e veicoli spaziali in generale, con un rientro programmato. Prima di arrivare sulla superficie dell’oceano, questi oggetti bruciano non completamente in atmosfera. I resti incandescenti perciò finiscono in oceano, provocando anche dei piccoli terremoti dato che la massa di questi frammenti è piuttosto importante. Alcuni detriti spaziali galleggiano ancora sulla superficie dell’oceano, in piccoli frammenti. Alcuni frammenti della Stazione Spaziale MIR sono arrivati addirittura sulle spiagge delle Isole Fiji, a oltre 6200 chilometri di distanza.

Una curiosità che riguarda i fondali di questa zona dell’oceano… Nel 1997 un team di oceanografi della National Oceanic and Atmospheric Administration, un’agenzia federale statunitense che si occupa di meteorologia, – conclude Sabrina Masiero – vi registrò un suono sottomarino non ben definito, che fu battezzato Bloop. Inizialmente si pensò che a produrlo fosse stato un animale, ma la sua bassa frequenza poteva essere spiegata solo se tale animale fosse stato più grande di una balenottera azzurra, cioè del più grande animale conosciuto: per questo molte persone fantasticarono sull’origine di questo suono. Fu poi scoperto che il suono era stato prodotto da pezzi di ghiaccio che si erano spaccati”.

Il cimitero spaziale è un’idea da criminali. Nonostante il Punto Nemo sia il punto più lontano da possibili zone abitate, purtroppo nessuno si preoccupa dell’inquinamento che viene prodotto. Ultimamente la Volvo Ocean Race sta conducendo esplorazioni scientifiche all’avanguardia in questa zona. Il progetto è di raccogliere campioni nell’ambito del programma scientifico, lanciando boe drifter in punti specifici intorno a Point Nemo, per la verifica di dati sulla micro plastica per contribuire a uno studio che mira a fornire, maggiore informazione sulla salute dell’oceano. L’area meno popolata della Terra è una delle più inquinate. Non esiste in effetti un punto sulla Terra dove non vi sia una qualche forma di vita: l’area raggiunge i 37 milioni di chilometri quadrati e ci sono ceppi batterici e plancton ma soprattutto tantissima plastica, o micro-plastica. Gli esseri umani sono riusciti a inquinare queste regioni remote in assenza quasi totale di vita. Se c’è un posto che dovremmo amare, perché siamo umani, è senza dubbio questo, l’ultimo rifugio fuori di noi, che ci tiene il più lontano possibile dai nostri simili. “Viviamo su una placida isola d’ignoranza in mezzo a neri mari d’infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano”. Howard Phillips Lovecraft, Il Richiamo di Cthulhu

Fabio Gigante

 

 

 

Exit mobile version