Sciopero alla dinamite: la pace gridata e tradita dai facinorosi
La protesta per Gaza degenerata in violenza non cambierà la guerra ma ha devastato città e credibilità

Propalettina in piazza: umanità tradita da chi trasforma la protesta in violenza
Lo sciopero generale per Gaza doveva essere un momento di solidarietà. È diventato il palcoscenico di facinorosi che hanno devastato città e aggredito le forze dell’ordine.
22 settembre 2025 — Il diritto a manifestare è sacro in una democrazia. Ma ciò che è accaduto in Italia, da Milano a Napoli, non ha nulla a che vedere con la pace. Una parte dei cortei si è trasformata in guerriglia urbana, con immagini che il web rilancia senza sosta: facinorosi, sciacalli, che hanno usato la piazza per dare sfogo a rabbia e odio contro lo Stato e i cittadini.
Dalla protesta alla devastazione
A Milano la degenerazione è stata evidente: tentativi di sfondare la Stazione Centrale, vetrate spaccate, fumogeni, lanci di oggetti. Decine di agenti feriti, oltre dieci fermi. Non si tratta di un “eccesso” isolato, ma di un’azione organizzata da gruppi che cercano lo scontro. Le immagini mostrano ragazzi incappucciati che si muovono in branco, colpiscono, filmano e rilanciano sui social come se fosse una sfida. Questa non è protesta: è delinquenza.
Gli sciacalli delle piazze
Ogni grande manifestazione rischia di attirare gli sciacalli, pronti a sfruttare la visibilità per trasformare un corteo civile in un campo di battaglia. È accaduto anche stavolta: i video mostrano vandali che bruciano le foto della premier Giorgia Meloni e del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, come se il gesto potesse dare voce al dolore di Gaza. In realtà, è solo odio gratuito, violenza scenica che tradisce chi voleva manifestare davvero per la pace.
Dal danno simbolico a quello reale
I blocchi dei porti e delle merci, i tentativi di paralizzare scuole e trasporti, non sono solo azioni simboliche: sono danni economici concreti al Paese, che colpiscono lavoratori e famiglie. E quando nelle piazze risuonano frasi come «se con le buone maniere democratiche non funziona, bisogna manifestare con le buone e le cattive», si comprende come la deriva sia ormai evidente: dall’appello civile alla legittimazione della violenza. Un salto che distrugge ogni credibilità morale.

Il giudizio
La “Propal” avrebbe dovuto essere un grido di solidarietà verso chi soffre. È stata, invece, il palcoscenico di delinquenti che hanno usato il dolore altrui per colpire lo Stato, le città e i cittadini. La pace non si conquista assediando le stazioni, rompendo vetrine, ferendo agenti. La pace non è urlata dagli sciacalli, ma costruita da chi rifiuta la violenza.
Uno sciopero alla dinamite
Quello di oggi è stato uno sciopero alla dinamite: ha distrutto la parte positiva che avrebbe potuto avere una mobilitazione di massa per la pace e non cambierà nulla dal punto di vista del conflitto in Medio Oriente. Chi è sceso in piazza non ha compreso che il nostro Paese ha margini limitati per fermare la guerra e che neppure l’Europa, pur avendo più potere, riesce a incidere realmente sulla crisi. E allora una domanda è inevitabile: gli stessi organizzatori, che hanno spinto migliaia di persone in strada, hanno mai pensato di manifestare per le altre guerre che insanguinano il mondo? Dov’era la stessa voce quando in Nigeria migliaia di cristiani sono stati massacrati — oltre 200 mila morti — in un silenzio assordante? È facile vestirsi da pacificatori a convenienza; molto più difficile è gridare la verità sempre, ovunque.
Nota dell’Autore: Il diritto di manifestare non sarà mai messo in discussione. Ma chi tradisce quel diritto trasformandolo in un atto di odio, danneggia tutti: il Paese, la democrazia e la causa che pretende di difendere.








