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Portabandiera italiana ai campionati di box Spada, per Tirrito (Cogi): “Non può essere simbolo del nostro Tricolore”

“Simone Spada è un atleta di valore, non si discute; ha tutto il diritto di gareggiare e si è conquistato sul ring il posto che occupa nella spedizione italiana. Ma da qui a farne un simbolo dell’intera nazione ce ne corre. Soprattutto dopo il video su Instagram che tempo fa ha postato augurando una presta libertà a un parente in carcere”: a parlare così è Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato dei collaboratori di Giustizia (Co.G.I) dopo la notizia che il portabandiera ai Mondiali Elite Maschili 2021 di pugilato, che si disputano nella Stark Arena a Belgrado, è Simone Spada, parente della famiglia ben nota ad Ostia per i suoi trascorsi giudiziari.

“In discussione è l’opportunità di sceglierlo come nostro portabandiera, simbolo di un intero Paese. C’è un discorso sociale, morale direi, che va oltre i meriti dell’atleta e sconfina in ciò che quell’atleta rappresenta, non solo per sé ma per l’intera Repubblica italiana. Ci sono – continua – dei cognomi che portano dietro di sé la storia delle proprie scelte. Ci sono ragazzi che, seppur atleti di valore, non hanno mai ripudiato certi disvalori, né hanno criticato con chiarezza le scelte fatte da propri congiunti. Non si tratta di rinnegare la propria famiglia, a livello personale, ma di dare messaggi chiari di lontananza dalle scelte fatte da chi ha abbracciato la criminalità come stile di vita. E questi cognomi – continua Tirrito – diventano improvvisamente il simbolo del Tricolore, l’emblema italiano per eccellenza, i rappresentanti di un intero popolo. Non è una questione personale, ma di immagine di un’intera nazione. Tra gli undici azzurri che saliranno sui ring iridati della capitale serba, possibile che non ci fosse un altro nome da scegliere? Ci sono atleti della polizia, dei carabinieri, dell’esercito, dell’aeronautica… ma alla fine la Federazione ha scelto il nome “Spada” Mi chiedo – conclude Tirrito – se qualcuno abbia pensato all’opportunità di una simile scelta che personalmente, dopo tante battaglie per liberare Ostia da certi meccanismi criminosi, mi fa sentire umiliata. La bandiera italiana è un oggetto sacro, e la scelta di chi deve portarla non può essere fatta con superficialità. Mi meraviglio della miopia delle istituzioni, sportive e non, rispetto a scelte di questo tipo”.

Filippo Virzì

Giornalista radio/televisivo freelance, esperto in comunicazione integrata multimediale.

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