Palermo, cavalli sfruttati e “gnuri” impuniti: la città non può più chiudere gli occhi
Tra blitz, abusivi e nuove proposte: serve un cambio radicale per fermare lo sfruttamento animale

“Gnuri” e carrozze: Palermo non può più tollerare questa inciviltà
Sfruttamento animale, abusivi impuniti e pericoli in pieno centro: basta tolleranza verso chi tratta i cavalli come oggetti
Nel 2025 Palermo continua a convivere con uno spettacolo che definire anacronistico è riduttivo: le carrozze trainate da cavalli. Una scena che qualcuno difende come tradizione, ma che nella realtà si traduce in sfruttamento animale, assenza di controlli seri, e presenza di soggetti non autorizzati che operano indisturbati tra le vie della città.
«Li chiamiamo “gnuri”, e in effetti molti lo sono: ignorano leggi, norme e buon senso. Non è un insulto, è un dato di fatto. E non è un insulto: è una constatazione basata su fatti concreti e ripetuti.
Lo sfruttamento è sotto gli occhi di tutti
I cavalli vengono impiegati per ore sotto il sole cocente, spesso in pieno centro storico, anche in zone pedonali come quella dei Quattro Canti. Gli “gnuri” scarrozzano i turisti tra le strade affollate, senza alcun rispetto per la sicurezza dei passanti e del traffico pedonale. Le ordinanze vengono ignorate, i limiti orari aggirati, e quando arriva un controllo si alzano le spalle: tanto, sanno che “passerà anche questa”.
L’ultimo blitz della Polizia Municipale insieme all’assessore Ferrandelli ha documentato l’ennesimo caso di abuso: un cocchiere senza licenza, alla guida di una carrozza con turisti a bordo, che alla domanda sul cavallo ha risposto candidamente: “Non è mio”. E allora ci si chiede: perché lo stavi guidando? Per conto di chi? Quale assicurazione avevi? Chi è il proprietario? E perché continui a lavorare in un servizio pubblico nonostante tutto ciò?
Una battaglia di civiltà, da combattere adesso
La legge c’è, si chiama Legge Brambilla e prevede fino a 60.000 euro di multa e carcere per chi sfrutta gli animali. Ma è inutile se non viene applicata con fermezza. Perché questi soggetti, molti dei quali non hanno nulla da perdere né da pagare, non temono le sanzioni. Temono solo una cosa: il sequestro degli animali e la detenzione. L’unica via, oggi, è questa.
Non solo: da fonti attendibili, pare che anche dopo i sequestri alcuni “gnuri” siano riusciti a riprendersi i cavalli di nascosto. Sarà vero? Le testimonianze raccolte da attivisti e associazioni animaliste parlano chiaro. Intanto, le animaliste di Palermo non intendono più tollerare queste violenze sistemiche.
Le istituzioni si muovono, ma la città aspetta i fatti
L’assessore Giuliano Forzinetti ha annunciato un’importante proposta di modifica al regolamento comunale per dismettere definitivamente il servizio a trazione animale. Una proposta seria, condivisa anche dal sindaco, e da sottoporre a breve al Consiglio comunale. “Palermo deve dare l’esempio” – ha dichiarato – “superando pratiche che non rispecchiano più i valori della nostra comunità”.
Ma già in passato, quando l’assessora al Turismo era Sabrina Figuccia, si era tentato un passo in avanti: la proposta era quella di sostituire le carrozze con mezzi elettrici, mantenendo il folklore ma eliminando la crudeltà. Una visione che, oggi più che mai, appare sensata e attuabile.
Una città ostaggio dell’abitudine
Il problema è che Palermo sembra assuefatta. Ogni blitz fa notizia per un giorno, poi si dimentica. Gli “gnuri” lo sanno, restano tranquilli, si nascondono per un po’, e il giorno dopo riprendono come prima. Ma questa non è civiltà. È complicità passiva di fronte allo sfruttamento. È una cartolina sporca che Palermo non può più permettersi di spedire al mondo.
È tempo di chiudere questa parentesi. Senza romanticismi, senza nostalgia. Solo rispetto per gli animali, sicurezza per i cittadini e decoro urbano per la nostra città. Ecco da che parte bisogna stare.
Sia chiaro: non si vuole fare di tutta l’erba un fascio. Esistono pochi, pochissimi cocchieri che trattano i cavalli con rispetto, osservano le regole, mantengono in ordine i documenti e operano con coscienza. Ma la realtà è che rappresentano un’eccezione minima in un sistema ampiamente degenerato. Ed è proprio questa sproporzione che impone l’intervento delle istituzioni.