
Otradnoie allude ad un mondo di oblio, un mondo pieno di cose che hanno perso la loro funzione, di persone che hanno rinunciato a vivere. Qui, lontano da Otradnoie, c’è troppo rumore, tutto è soffocato dalla stupidità umana. Bombardati da flussi di informazione, esortati ad un consumo bestiale che promette una vita “ ideale”, troviamo solo spreco e insoddisfazione. Il set dello spettacolo è formato da oggetti di recupero che trovano un nuovo significato e una nuova vita in scena. Questi oggetti, che hanno perso la loro funzione, coesistono con macchinari e strumenti elettronici che generano rumori; questi costruiscono la musica dello spettacolo , creando una particolare sonorità dimenticata, uno stordimento pieno di polvere. La performance ha luogo in un cerchio simbolico, sotto una tenda metallica triangolare. Il linguaggio scenico è basato sulla musica dal vivo (creazioni sonore e manipolazioni), tecniche circensi (hair-hanging, tessuti aerei, manipolazione di oggetti) e sulla danza. La musica è live, composta con strumenti digitali e strumenti costruiti appositamente per questa creazione che , come la voce, producono suoni analogici per creare l’atmosfera sonora del pezzo.
Sempre mercoledì 25 giugno alle 21,30, a Palazzo Di Lorenzo, va in scena “Richard III” di William Shakespeare: “Straggi” e “Luttu”. Regia, adattamento e traduzione in siciliano sono di Giuseppe Massa. Con Giovanni Calcagno e Simona Malato. Scene e costumi di Simone Mannino e Philippe Berson. Luci di Rudy Laurinavicius. Suono di Carletto Faccioni. Assistente alla regia, Maria Grazia Maltese.
“Richard III” è una co-produzione Associazione Bogotà/A.C. Sutta Scupa, in collaborazione con Teatro Mediterraneo Occupato, Nostra Signora c.c.d, ‘a Strùmmula. L’ingresso è libero.
L’approfondita analisi sui comportamenti dell’uomo quando entra in relazione col potere, o più semplicemente la sfacciata rappresentazione di quella sete di potere che cova in ognuno di noi, che altro non è se non l’ostacolo principale per una società equa e libera, è alla base di una personale rivisitazione della famosa opera di Shakespeare, attraverso anche radicale traduzione in siciliano. Durante l’analisi della totalità della tragedia si sono palesati tre ambienti drammaturgici e poetici: Straggi, Luttu, guerra. Qui vengono presentati i primi due. Di conseguenza, pur seguendo la cronologia degli eventi e rispettando fedelmente la struttura dialogica dell’opera, la ricerca ha virato verso una forma più frammentaria, dinamica e visionaria.
Straggi con Giovanni Calcagno – In questo episodio ci si concentra sulla solitudine del futuro re. Sul sentimento di estraneità che prova verso la società in cui vive, sulla sua spasmodica voglia di potere e la sua consequenziale vertiginosa discesa negli inferi dell’orrore. In particolare verranno affrontate le scene in cui l’affascinante carnefice progetta e decreta come mandante la morte di suo fratello Clarence e dei suoi nipotini. Innocenti vittime di famiglia che vengono trattate dall’arrivista mostruoso dittatore come semplici intralci nel cammino verso l’ambita corona. Una cruda e allucinata riflessione sulla mercificazione e relativa svendita degli affetti umani, siano essi anche quelli più carnali e profondi. Nella scena prevarrà il bianco. Il bianco dell’innocenza perduta.
Luttu con Simona Malato. Questo secondo episodio è un focus sulla quarta scena del quarto atto e in particolare sull’universo femminile che subisce indirettamente la tragedia. L’ex regina margherita, la duchessa di York (madre di Riccardo) e l’ex regina Elisabetta (madre dei due principini uccisi) saranno interpretate dalla stessa attrice che in questo modo incarnerà il ciclico percorso fatto di dolore, tradimento e lutto a cui sono destinate tutte le donne che fanno parte di questo mondo saturo di morte. Quasi il riflesso triplicato di una stessa regina ripetutamente e all’infinito spodestata e abbandonata. All’interno di una sorta di cimitero del potere perduto in cui si contestualizza la vicenda, il nostro Riccardo non poteva che essere un’ulteriore emanazione di quell’universo femminile che è stato capace di generarlo. Il nero è il colore predominante. Il nero del lutto e della macabra notte in cui è precipitata questa umanità ubriaca di sangue.