Marx, il comunista che viveva da borghese. E i suoi eredi oggi non sono da meno
La sinistra radicale parla di popolo ma vive di privilegi: dalla Londra di Marx ai salotti italiani di oggi

Marx, il comunista che visse da borghese. E i suoi eredi oggi fanno lo stesso
Dall’ideologia rossa al privilegio privato: quando la sinistra parla al popolo ma vive nei salotti
Karl Marx è considerato il fondatore del comunismo moderno. Le sue opere, lette e celebrate da generazioni, sono ancora oggi riferimenti obbligati per accademici, attivisti e partiti di sinistra. Ma la sua vita, se osservata da vicino, racconta una storia molto diversa da quella scritta nei suoi libri.
Marx teorizzava l’abolizione della proprietà privata, la lotta di classe e la liberazione del proletariato. Ma visse a lungo mantenuto da Friedrich Engels, figlio di un ricco industriale. Ebbe una domestica, Helene Demuth, che lavorò per la sua famiglia senza retribuzione e con la quale – secondo numerose fonti storiche – avrebbe avuto un figlio illegittimo, mai riconosciuto. La copertura pubblica fu affidata allo stesso Engels, che si assunse la paternità per evitare scandali.
Dalla teoria alla convenienza: la sinistra che non rinuncia mai
Questo non è un attacco personale postumo. È la radice di una contraddizione che sembra ripetersi ancora oggi: predicare la giustizia sociale, ma vivere da privilegiati. Non pochi osservatori vedono in buona parte della sinistra contemporanea un’ideologia fatta di proclami ma poco vissuta nella realtà. Alcuni leader si dicono anticapitalisti, ma occupano ruoli ben inseriti nelle strutture economiche, mediatiche e accademiche del potere.
In Italia, figure come Maurizio Landini, Elly Schlein o Angelo Bonelli rappresentano l’area progressista e si pongono spesso in opposizione al sistema capitalistico. Tuttavia, secondo alcuni critici, anche loro vivono e operano dentro una cornice di visibilità, accesso, e vantaggio sociale che li rende poco credibili agli occhi di quella parte di Paese che si sente esclusa, dimenticata, sfruttata.
Chi è oggi il “Marx” dei nostri tempi?
Il punto non è mettere alla gogna i nomi, ma riconoscere uno schema ricorrente: si può parlare di popolo solo se lo si vive, si può denunciare un sistema solo se si è disposti a rinunciare davvero ai suoi benefici. Non basta il linguaggio radicale, se la vita resta pienamente inserita nei vantaggi della borghesia intellettuale.
E allora la domanda resta aperta: esiste oggi un pensatore o un leader che incarna davvero una critica al sistema senza restarne complice? Oppure il nostro tempo ha solo eredi ideologici, capaci di recitare bene la parte, ma mai pronti a sporcarsi le mani?
Questo articolo è un contributo d’opinione firmato. Le osservazioni contenute riflettono un’analisi pubblica e comparativa, fondata su fatti noti e riferimenti ideologici. Non si intende offendere alcuno dei soggetti citati, ma proporre uno spunto critico e culturale all’interno del dibattito democratico.
di Francesco Panasci – Direttore de Il Moderatore