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Marco Pannella, nove anni senza il profeta dei diritti civili

La sua voce era scomoda ma libera. Oggi sarebbe necessaria

Marco Pannella, l’eretico gentile: nove anni senza il profeta dei diritti

Il 19 maggio 2016 ci lasciava una delle coscienze più lucide e disobbedienti della storia repubblicana. La sua voce laica, libertaria e nonviolenta manca alla politica di oggi.

A nove anni dalla scomparsa di Marco Pannella, il suo pensiero resta un punto di riferimento per chi crede nei diritti civili, nella laicità dello Stato e nel primato della coscienza individuale sulla ragion di partito. Era radicale in tutto: nelle parole, nei digiuni, nelle battaglie che ha combattuto in solitudine e spesso in anticipo sui tempi.

Un uomo fuori dal tempo e dalle convenzioni

Pannella nasce nel 1930 e attraversa tutto il secondo Novecento con lo spirito del dissidente e la coerenza del missionario laico. Si forma in ambienti cattolico-liberali, studia a Parigi e poi si avvicina al Partito Radicale, trasformandolo negli anni Settanta in un laboratorio politico unico al mondo. Non crede nel bipolarismo, nel compromesso per convenienza o nell’identità politica come gabbia ideologica. Il suo era un pensiero europeo, transnazionale e transpartitico, come testimoniato dalla nascita nel 1989 del Partito Radicale Transnazionale e Nonviolento, un soggetto politico aperto a tutti i cittadini del mondo.

Linguaggio, cultura e rottura dello schema

La parola era per lui un atto politico. Nei suoi discorsi si mescolavano le Scritture, Voltaire, Benedetto Croce, Hannah Arendt, Gandhi. Pannella non parlava “ai” partiti, ma “oltre” i partiti. Il suo eloquio ipnotico, ricco di citazioni colte e provocazioni spiazzanti, era parte integrante del suo metodo nonviolento: parlare per rompere il silenzio, occupare lo spazio mediatico con la forza del pensiero e della voce.

Laico, liberale, libertario

Era laico, nel senso più profondo: per lui la laicità era rispetto dell’altro, limite del potere, tutela delle minoranze. Era liberale, ma senza mercanteggiare sui diritti. Era libertario, ma mai anarchico. Ha combattuto per il diritto al divorzio, all’aborto, al fine vita, alla legalizzazione delle droghe leggere, alla dignità nelle carceri. Ha digiunato per gli ergastolani, per i malati terminali, per i diritti dei rom, per i radicali incarcerati in Cina e nei paesi islamici. In una parola: era politico con l’anima.

L’antiproibizionista nonviolento

Inascoltato per anni, osteggiato da destra e da sinistra, ha anticipato molte delle conquiste civili che oggi diamo per acquisite. Ma lo ha fatto con gli strumenti della nonviolenza gandhiana, del diritto e della legalità. I suoi scioperi della fame e della sete non erano atti dimostrativi: erano strumenti di lotta politica, con cui denunciava il degrado delle istituzioni, dei media, della giustizia.

Una voce che univa ciò che la politica divide

La sua candidatura a senatore a vita è stata appoggiata da intellettuali, artisti e politici di ogni orientamento. Da Franco Battiato a Leo Gullotta, da Letizia Battaglia a Gianfranco Miccichè, da Pino Apprendi a Francesco Cascio, fino ad Antonello Cracolici. Tutti, pur da esperienze diverse, hanno riconosciuto in lui un faro etico. Un punto fermo in un Paese che ha fatto dell’ambiguità la regola.

Un’eredità viva e urgente

Nel 2020, in occasione dei 90 anni dalla sua nascita, Linkiesta ha ripubblicato il suo Manifesto politico: un testo lucido, attualissimo, dove Pannella rivendicava il ruolo della cultura come forma di resistenza. Oggi, nel tempo dei social e delle verità relative, della politica-spettacolo e della rassegnazione, la lezione di Marco Pannella torna a essere necessaria. Perché ci ricorda che senza diritti, senza pensiero, senza coraggio, la democrazia è solo una finzione.

Una domanda per il futuro

A nove anni dalla sua morte, la domanda resta: che spazio avrebbe oggi una figura come Marco Pannella nel nostro panorama politico? Probabilmente nessuno. Ed è proprio questo il sintomo di quanto ci manca.

L’eredità culturale e civile del Comitato “Esistono i Diritti”

L’eredità di Marco Pannella non si è dissolta con la sua scomparsa. A testimoniarne la continuità concreta è anche l’impegno storico del Comitato “Esistono i Diritti”, guidato da Gaetano D’Amico, che da anni promuove e difende i principi radicali in ambito civile, culturale e istituzionale. Non si tratta di una semplice memoria, ma di una presenza viva, attiva, che continua con ostinazione a portare avanti battaglie per i diritti umani, la legalità, la nonviolenza, la libertà individuale. In un tempo spesso dominato dalla rassegnazione e dalla retorica, questo comitato rappresenta un presidio coerente e resistente, nel solco dell’insegnamento del maestro Marco Pannella.

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