
Lucina con aria sbarazzina e un po’ monella ha intrattenuto il suo pubblico con fare da vera artista un po’ cantante e un po’ fantasista dimostrando una padronanza scenica dote di una preparazione altamente sperimentata in tanti concerti dalla stessa tenuta sia in Italia che all’estero.La cantante capitanava un splendida formazione orchestrale che ben sosteneva le sue risorse canore .
Di rilevanza la partecipazione da GUEST di Giovanni Mattaliano al clarinetto che ha partecipato alla elaborazione degli arrangiamenti dei brani di De Andre’.e ancora il sempre bravo al contrabbasso Massimo Patti da sempre in linea musicale con i grandi interpreti che di volta in volta ha accompagnato nelle fortunate tournee’. Tra le piu’ importanti quella con Katia Ricciarelli al seguito della Orchestra Mediterranea.
Segnaliamo con interesse lo spirito musicale di Benedetto Basile che con il suo flauto traverso ha accarezzato le note espresse dal canto della Lanzara. Bravo alle percussioni Michele Piccione con buone prestazioni alla chitarra battente , alla batteria e ai tanti strumenti etnici adoperati.
Tutti hanno collaborato a che le atmosfere fossero rese suggestive e pregne di quei sentimenti che sempre ispirarono il famoso cantautore. Ricordiamo la particolare partecipazione di Massimo Massaro Sigillo ottimo coequipier della moglie Lucina Lanzara che ha condotto lo spettacolo partecipando con stile e con la sua voce convincente allo stesso concerto.
Cattiva e insignificante la partecipazione dei SEIOTTAVI che avrebbero potuto meglio essere impegnati nell’evento. Ricordiamo che la produzione e’ della Fondazione Zonta che si presta all’operazione quale impresariato con lo scopo di raccogliere fondi per un non meglio comprensibile progetto salute.
Non si e’ assolutamente gradito la chiamata sul palco degli esponenti della stessa fondazione e i ringraziamenti a boutique fornitrici di abiti e accessori per la Signora Lucina Lanzara. Buona la scena arricchita da luci molto raffinate e significative. E’ Tornata a vivere l’anima fragile di Fabrizio de Andre’.
PAOLO SANTORO