L’intervista a Stephanie Goetz, la giornalista e pilota di jet che vola per la lotta ai tumori al seno.
"Volo per un'organizzazione non-profit statunitense per la sensibilizzazione sul cancro al seno chiamata The Pink Jet".

Mentre alcune persone sono attratte dal volo fin da piccole, altre scoprono la loro passione solo in età adulta. E Stephanie Goetz rientra in quest’ultima categoria. Nata nel Minnesota ha studiato giornalismo all’Università del Minnesota. Vola su un Cessna Citation Latitude per la più grande compagnia di jet privati del mondo. È anche pilota di idrovolante, istruttrice di volo (monomotore e plurimotore – CFI e MEI) e vola il più possibile nel suo tempo libero con il suo amato jet militare . Questa donna è una filantropica nella comunità dell’aviazione, concentrandosi sul sostegno e sulla creazione di opportunità per le comunità sottorappresentate nel settore dell’aviazione come donne, neri e afroamericani e LGBTQ+. Oggi, pilota professionista di aviazione commerciale, ma fino a qualche anno fa è stata una giornalista radiotelevisiva di successo.

L’abbiamo intervistata. D: Stephanie, la prima volta che sei salita a bordo di un aeroplano? R: “Si, lo ricordo come fosse adesso. Un viaggio per un reportage mi portò per la prima volta ai comandi di aeroplano. Si sarebbe rivelato un punto di svolta sia per mia sua vita sia per la mia carriera. Ero a bordo di un Piper Archer “inebriante”. In quel periodo non consideravo il volo nemmeno come un hobby praticabile, e tanto meno una carriera, dato il mio impegno come presentatrice di notiziari televisivi. L’aviazione non è mai stata nei miei pensieri”.

D: Quando hai deciso di conseguire la licenza di pilota privato? R: “Decisi di prendere il brevetto di volo circa cinque anni dopo quel primo volo. In quel periodo avevo lasciato la redazione per avviare una società di consulenza che formava dirigenti aziendali per apparizioni sui media e impegni per parlare in pubblico, una pratica che svolgo comunque ancora oggi. Era qualcosa che non sapevo di poter fare, finché non mi hanno buttata sul sedile di sinistra e ho potuto pilotare l’aereo. Sono davvero grata che qualcuno me l’abbia fatto conoscere. Altrimenti probabilmente non sarei mai diventata un pilota”.

D: Stephanie, di quale licenza di volo sei in possesso? R: “Ad oggi sono in possesso di una licenza di pilota ATP con cinque abilitazioni per jet e voli professionali per un servizio charter privato. Nel frattempo, ha conseguito le abilitazioni per il volo strumentale e multimotore, più per ampliare i confini del volo come hobby, piuttosto che per opportunità professionali”. D: Attualmente dove stai lavando? R: La mia attuale posizione è presso una grande compagnia charter, dove piloto i Bombardier Global 5000, 5500 e 6000. Che si tratti di 12 ore, o 20 minuti, l’importante per me è di volare in tutto il mondo e questo è fenomenale. Mentre molti aspiranti piloti commerciali guardano alle compagnie aeree per opportunità di carriera, preferisco l’atmosfera più personale dell’aviazione d’affari, dove l’equipaggio lavora regolarmente con gli stessi clienti o forse addirittura per un unico proprietario viaggiando con cinque passeggeri, o al massimo, 13 o 14. Si inizia a diventare amici, conoscenti e, in alcuni casi è come in una specie di famiglia allargata”.

D: L’aviazione d’affari offre anche una maggiore varietà di rotte e destinazioni rispetto ai normali voli delle compagnie aeree operanti con aeromobili come il B737 e l’A320? R: “Esatto….Possiamo raggiungere qualsiasi aeroporto dando la possibilità di accesso alle parti più remote del mondo. Questo è ciò che mi ha attratto in modo particolare. Mentre i piloti delle compagnie aeree commerciali solitamente percorrono le stesse rotte più volte, non sai mai quale sarà il suo prossimo incarico. È come scartare un piccolo regalo di Natale, come se avessi aperto il mio briefing la sera prima.”

D: Stephanie, con la tua carriera da pilota fai parte di un gruppo di piloti che vola su un jet da addestramento L-39 Albatros di colore rosa per raccogliere fondi per la ricerca sulla cura del cancro al seno? R: “Si, recentemente ho iniziato a volare per un’organizzazione non-profit statunitense per la sensibilizzazione sul cancro al seno chiamata The Pink Jet. Io insieme ad altri colleghi pilotiamo un jet da addestramento l’Aero Vodochody L-39 Albatros, decorato con l’iconica livrea rosa shocking, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla malattia e raccogliere fondi per sostenere la ricerca sulla cura”.
D: L’accattivante velivolo ha fatto il suo debutto mondiale alla fiera AirVenture 2024 dell’Experimental Aircraft Association tenutasi a Oshkosh, nel Wisconsin, a luglio. R: “Si, sebbene il caratteristico jet abbia riscosso un grande successo tra folle di ogni tipo, il colore rosa brillante dell’L-39 ha attirato in particolar modo le ragazze durante le sue apparizioni pubbliche. Potrebbero passare davanti a una dozzina di altri jet militari o di altro tipo davvero fantastici e non guardarli nemmeno. Parte del fascino che l’aereo esercita sulle giovani donne è dovuto al fatto che infrange l’idea che un pilota esperto debba scegliere tra diventare un aviatore professionista e adottare tratti tradizionalmente femminili”.
Fabio Gigante






