L’Europa che torna a contare i millilitri mentre il mondo brucia
Dal limite ai liquidi negli aeroporti alla cecità ideologica: l’UE regola i dettagli e ignora l’essenziale
Il Parlamento europeo trova tempo e consenso per votare una norma sui liquidi nei bagagli a mano, mentre il mondo affronta guerre, povertà, crisi economiche, tensioni commerciali, emergenze migratorie e uno scollamento sociale evidente. La nuova legge, che consente il superamento del limite dei 100 ml solo negli aeroporti dotati di scanner avanzati, è l’ennesimo segnale di un’Unione Europea incapace di agire con pragmatismo e visione.
Una Commissione attenta al nulla, cieca sul futuro
Non è la norma in sé il problema. È il simbolo. È l’ennesima dimostrazione di un’Europa che spende tempo, risorse e attenzione su ciò che è marginale, mentre ignora ciò che è vitale. È l’Europa che sa legiferare su shampoo e bottigliette, ma non riesce a dire una parola concreta sulla povertà crescente, sull’immigrazione incontrollata, sui dazi imposti dai giganti globali, sulle guerre che bussano alle nostre porte.
Il vero scandalo non è la norma sui liquidi. È la cecità strutturale di un sistema istituzionale che, mentre il pianeta cambia, resta fermo nella palude della burocrazia e della sua ideologia fuori dal tempo. Un’ideologia che parla di sostenibilità e uguaglianza, ma che non ha né il coraggio né gli strumenti per incidere realmente.
La miopia progressista e il distacco dagli Stati
Al vertice dell’Unione, domina una maggioranza politica progressista che vede solo ciò che vuole vedere. E mentre impone la propria visione ideologica – tra retorica climatica, burocrazia green e finto buonismo migratorio – gli Stati membri si allontanano sempre di più, provando in solitaria a restare competitivi nel sistema globale.
In questo vuoto strategico emerge una figura come Giorgia Meloni, che, con pragmatismo e visione, prova a riportare concretezza nei tavoli europei. Con i numeri che ha a disposizione, fa la differenza, e lo riconoscono anche i giornali internazionali. Ma non basta. Le sue proposte di buon senso vengono osteggiate da gelosie politiche, meccanismi di palazzo e ideologie affossatrici. Salvo poi, nel silenzio più assoluto, provare a copiare il modello Albania che la sinistra italiana ha boicottato per mesi, trattando il problema immigrazione e criminalità come se fosse solo una “percezione”.
I “fonti buoni” – quelli che per anni hanno rovinato le nazioni europee – continuano a negare la realtà, rifugiandosi nella retorica, nella paura della chiarezza, nella difesa cieca di un sistema che non funziona più. Intanto, il continente affonda. Ma ehi, almeno abbiamo i 100 millilitri di liquidi regolamentati.
Serve un’Unione del coraggio, non del controllo
Mentre la Cina finanzia infrastrutture, gli USA investono in difesa e innovazione, e le economie emergenti rinegoziano i rapporti commerciali, l’Unione Europea si dedica con zelo a norme di dettaglio, direttive astratte, misure simboliche.
Il risultato? Una periferizzazione dell’Europa. Una realtà che regolamenta tutto ma non guida più nulla. Un’Europa che ha perso la voce e ora rischia di perdere anche la testa.
Finché resteremo intrappolati in questa visione ideologica e miope, l’Unione continuerà a perdere rilevanza, centralità e rispetto. Dentro e fuori i suoi confini. E non saranno i flaconi trasparenti a salvarla.
Francesco Panasci
Direttore responsabile – Il Moderatore

