Migranti “irregolari”: una definizione che scotta. E la sinistra inciampa sulle sue stesse parole
Nel giorno della vigilia della Liberazione, la polemica sui migranti diventa lo specchio di una crisi politica e culturale.
24 aprile 2025 – In un’Italia che si prepara a celebrare la fine del fascismo, torna centrale una parola che divide: “irregolari”. Una definizione che dice tutto, ma che alcuni fingono di non comprendere.
La parola “irregolare” non è neutra
Nel lessico giuridico, “irregolare” significa “non conforme alla legge”. Eppure, nel dibattito politico, la parola viene distorta, confusa, manipolata. Chi arriva in Italia senza documenti, senza permesso, senza diritto d’ingresso, è – appunto – un migrante irregolare, ovvero illegale. Non si tratta di una sfumatura ideologica: è una questione di diritto.
Ma quando questa verità scomoda viene pronunciata dalla destra, ecco che parte l’accusa di razzismo. Una reazione automatica che, specie da parte del Partito Democratico, appare ormai come una scorciatoia retorica, più che una reale difesa dei diritti umani.
Le cooperative e il doppio gioco della sinistra
A rendere tutto più paradossale è che molte delle strutture che hanno lucrato sulla gestione dell’immigrazione irregolare erano – e in parte sono ancora – vicine a esponenti della sinistra. Famiglie, suoceri, mogli, cooperative. È un mondo che ha prosperato anche grazie a un sistema di accoglienza gestito senza trasparenza e con finalità spesso ben lontane dalla solidarietà.
Chi oggi si indigna per l’uso del termine “irregolari” dovrebbe guardarsi allo specchio e chiedersi chi ha beneficiato davvero di quel sistema. Le dichiarazioni altisonanti sull’accoglienza, se accompagnate da interessi personali o familiari, perdono ogni credibilità.
Una narrazione che non convince più
L’elettorato italiano ha capito da tempo che certe battute e slogan non reggono più. Frasi come “la destra se la prende con gli irregolari” suonano vuote, stonate, offensive verso chi ogni giorno rispetta le regole e vede, invece, che il sistema accoglie chi le viola.
Non è caccia al migrante, ma rispetto della legge. E chi difende l’irregolarità in nome di un’umanità astratta, mentre chiude gli occhi davanti al degrado e al disagio sociale, sta contribuendo a una deriva che è prima culturale che politica.
Se l’irregolarità diventa la nuova normalità
Se per una parte della sinistra ciò che è “irregolare” è anche automaticamente da scusare o, peggio, da promuovere, allora il rischio è che si svuoti completamente il concetto stesso di legalità. Ma davvero vogliamo credere che tutto ciò che è fuori norma debba essere giustificato? Un imprenditore che perde il DURC non può accedere a un finanziamento pubblico. Un cittadino senza documenti non può prelevare in banca. Un lavoratore in nero rischia sanzioni. E allora perché l’irregolarità, quando si parla di migranti, dovrebbe diventare accettabile, se non addirittura virtuosa?
Se si comincia a perdonare l’irregolarità come principio, e a renderla un diritto, allora tanto vale scrivere una nuova legge: “Chiunque può fare ciò che vuole”. Ma questo non è uno Stato. Questo è un paradosso che rifiutiamo. E diciamolo chiaramente: noi non ci stiamo.