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IPAB Sicilia, esplode la protesta: “Schifani licenzia e dimentica 600 lavoratori”

Il vicepresidente PD all’ARS, Mario Giambona, denuncia il disegno di legge sulla liquidazione degli IPAB: “Una scelta irresponsabile che cancella diritti e dignità”.

Il vicepresidente del gruppo PD all’Assemblea Regionale Siciliana, Mario Giambona, attacca frontalmente il governo Schifani per la gestione della riforma degli IPAB (Istituti pubblici di assistenza e beneficenza). Il disegno di legge presentato dall’assessore Nuccia Albano propone la liquidazione di oltre 60 istituti in tutta la Sicilia, una scelta che, secondo Giambona, ignora i problemi e scarica le conseguenze sui lavoratori.

Giambona accusa il governo regionale di aver ignorato per anni le criticità strutturali degli IPAB, lasciando degenerare la situazione tra contenziosi legali, debiti crescenti e gestione opaca del patrimonio. “Invece di riformare davvero – dichiara – il governo smantella. Questa non è una riforma, è un abbandono”. Il disegno di legge colpisce 63 istituti, con i numeri più alti a Catania (13), Siracusa e Trapani (8), Palermo e Messina (7). Giambona sottolinea che i lavoratori, molti dei quali vicini alla pensione, rischiano di restare senza tutele e senza possibilità di ricollocazione.

Il deputato dem richiama anche i dati INPS, che indicano circa 600 dipendenti con contributi previdenziali non versati. “Questo è uno scandalo silenzioso – afferma – che il governo regionale alimenta con la sua inerzia. Non garantisce né stipendi né diritti”. Giambona contesta anche l’idea di inserire i lavoratori in una “long list”, da cui gli enti pubblici potrebbero attingere in futuro: “Una soluzione vaga e senza certezze, che rischia di cancellare anni di servizio”.

Il Partito Democratico chiede l’immediata sospensione della liquidazione e propone l’apertura di un tavolo di confronto per una vera riforma strutturale. “I lavoratori non devono pagare gli errori della politica. Lo Stato ha il dovere di tutelare chi ha garantito servizi essenziali, anche senza stipendi”.

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