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Intervista a Salvo Nugnes – Premio Orizzonti per la solidarietà

a cura di Monica Pizzurro

In un mondo spesso dominato dal successo individuale e dalla velocità, c’è chi sceglie di guardare oltre, valorizzando l’impegno civile, la solidarietà e la responsabilità sociale. È il caso del Premio Orizzonti, ideato da Salvo Nugnes, curatore d’arte, scrittore e giornalista, che da anni celebra chi, attraverso arte, cultura e professioni diverse, contribuisce al bene comune.

Salvo Nugnes, lei è curatore d’arte, scrittore, giornalista e ideatore del “Premio Orizzonti”. Cominciamo da qui: come nasce questo progetto e qual è la sua filosofia?

Il Premio Orizzonti nasce dal desiderio di riconoscere e valorizzare l’impegno umano e civile che spesso si cela dietro le professioni, che siano artistiche, culturali o imprenditoriali. “Orizzonti” è una parola che richiama l’apertura, la visione, il futuro: volevamo creare un premio che guardasse oltre il successo personale, per mettere in luce chi, attraverso il proprio lavoro, contribuisce al bene comune, alla solidarietà e alla crescita collettiva.

L’ultima edizione si è svolta da poco vicino Torino, a Mazzè. Ci racconta com’è andata?

È stata un’edizione davvero speciale. Il pubblico ha accolto con calore e partecipazione i premiati e gli ospiti. C’era un clima di condivisione, di dialogo, di autentica umanità. Ogni premiato ha portato la propria esperienza e la propria sensibilità, trasformando la manifestazione in un momento di riflessione collettiva sul valore dell’impegno e della solidarietà.

Tra i premiati di quest’anno figurano nomi molto diversi fra loro: Johnson Righiera, Tony Cuomo, Alviero Martini, Francesco Panasci, Fabrizio Caramagna e l’associazione Ancora. Come sono stati scelti?

La varietà dei profili è proprio la forza del Premio Orizzonti. Non ci interessa premiare solo una categoria, ma un atteggiamento, un modo di essere. Johnson Righiera rappresenta la capacità di un artista di reinventarsi e di continuare a portare leggerezza e ironia nel mondo della musica. Tony Cuomo, con il suo ristorante L’Aquila Nera di Ivrea, unisce la tradizione culinaria all’impegno sociale e culturale del territorio.
Alviero Martini è un simbolo di eleganza e creatività, ma soprattutto di beneficenza. Francesco Panasci, giornalista, regista e produttore culturale, è da anni una voce autorevole della comunicazione libera e del pensiero indipendente. Attraverso il suo impegno nel giornalismo, nella formazione e nella direzione artistica di grandi eventi, ha dato spazio a temi sociali, culturali e civili, promuovendo un dialogo costruttivo tra istituzioni, impresa e comunità.
Fabrizio Caramagna, con la sua poesia, ci ricorda il valore della parola e della sensibilità come strumenti di inclusione e riflessione. Infine, l’associazione Ancora rappresenta l’anima del premio: la solidarietà concreta verso i disabili e le persone più fragili.

Cosa lega figure così diverse tra loro sotto il segno di un unico riconoscimento?

L’idea che la bellezza non è solo estetica, ma anche etica. Ogni premiato, nel proprio ambito, porta avanti un messaggio di umanità. Il Premio Orizzonti vuole unire mondi che spesso sembrano lontani – l’arte, la moda, la ristorazione, il giornalismo, la poesia – mostrando che l’impegno civile può attraversare tutti questi campi.

Quale vuole che sia il messaggio che il Premio Orizzonti lancia al pubblico e ai giovani?

Che la cultura e la solidarietà non sono dimensioni separate. Essere artisti, cuochi, stilisti, giornalisti o poeti significa anche assumersi una responsabilità verso la società. Vorremmo che i giovani capissero che il talento ha valore solo se si mette al servizio di qualcosa di più grande: la comunità, l’inclusione, la speranza.

Guardando al futuro, quali “orizzonti” si aprono per il premio?

Vorremmo far crescere il progetto, portarlo in altre città e coinvolgere sempre più realtà sociali e culturali. L’obiettivo è creare una rete di persone e istituzioni che credano nella bellezza come forma di impegno civile. L’arte, se è viva, non può che essere solidale.

Un’ultima domanda: cosa le ha lasciato questa edizione di Torino, a livello personale?

La consapevolezza che, nonostante tutto, esiste ancora una grande voglia di umanità. Ho visto negli occhi dei premiati e del pubblico lo stesso desiderio: costruire insieme un mondo un po’ più giusto, più gentile, più aperto. Ed è proprio questo l’orizzonte che vogliamo continuare a inseguire.

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