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Il voto segreto che salva Ilaria Salis: il paradosso di un’Europa senza giustizia

AVS la candida per salvarla, l’Europa la immunizza: per un solo voto, la giustizia soccombe alla politica.

Ilaria Salis e l’Europa del paradosso: immunità o impunità?

Un solo voto salva la deputata: la politica europea sempre più lontana dal senso di giustizia.

Bruxelles, 7 ottobre 2025 — Ilaria Salis ha ottenuto oggi l’immunità parlamentare. Una decisione che pesa come una ferita aperta nella fiducia dei cittadini verso la politica europea. Una ferita che brucia, perché arriva da un Parlamento che dovrebbe rappresentare la giustizia, non proteggerla dalle sue stesse regole.

L’immunità che divide

Il voto è passato per una manciata di preferenze: 305 a favore contro 304 contrari. Uno scarto minimo, ma sufficiente a ribaltare il senso stesso di responsabilità politica.
A chiedere e ottenere il voto segreto è stata la sinistra, consapevole della fragilità morale di questa scelta.
Una parte del Partito Popolare Europeo avrebbe votato insieme ai progressisti, permettendo così a Salis di evitare il processo per fatti che risalgono a quando non era ancora eurodeputata.

Una candidatura costruita per salvarla

Non si può ignorare che la candidatura di Ilaria Salis nelle liste di AVS – Alleanza Verdi e Sinistra sia nata non da un percorso politico, ma da un calcolo di salvataggio.
Un seggio europeo come scudo giudiziario.
Un’operazione costruita per mettere al riparo una figura già coinvolta in procedimenti penali, offrendole l’immunità di Strasburgo e, insieme, visibilità utile a un partito in cerca di sopravvivenza politica in Italia.
Un patto implicito: lei salva l’immagine di un movimento in crisi, e il movimento la salva dalla giustizia.

Il pugno alzato e la “vittoria” della democrazia

Subito dopo la votazione, Ilaria Salis ha alzato il pugno in segno di vittoria, dichiarando davanti alle telecamere:

“Ha vinto la democrazia, ha vinto l’antifascismo.”

Parole che suonano come un paradosso.
Perché se la non-giustizia si chiama democrazia, allora l’Europa è davvero in pericolo.
Rivendicare l’antifascismo mentre si sfugge al giudizio di un tribunale di un altro Paese democratico – l’Ungheria – non è un atto politico, ma una rivelazione di colpa morale.
Un’ammissione involontaria: la battaglia non era per la libertà, ma per l’impunità.

Europa progressista o Europa dei privilegi?

Il caso Salis segna un nuovo punto di rottura tra l’Europa reale e quella dei palazzi. Non è una questione di destra o sinistra, ma di coerenza e rispetto della legge.
Quando un Parlamento salva un suo membro da accuse penali che riguardano il passato da comune cittadino, si apre una voragine morale difficile da colmare.
E quella voragine si chiama sfiducia.

 

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