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Il “ritorno del corteo” e il sostegno agli immigrati: le iniziative 2022 di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”

Peppino Impastato, icona della lotta alla mafia, membro di Democrazia Proletaria,  noto per le aspre denunce contro le attività di Cosa Nostra, perciò assassinato il 9 maggio 1978, per mano del boss Gaetano Badalamenti.
A distanza di circa cinquant’anni la protesta per le ingiustizie legate alla criminalita’ e la lotta per la diffusione di una cultura della legalità continuano nelle attività intense e appassionate portate avanti da Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato” fondata nel 2005, organizzatrice annuale di un “Corteo della Memoria” con partenza dall’antica sede di Radio Aut nel comune di Terrasini fino alla sede di Casa Memoria stessa.
Un percorso fisico e simbolico che si somma al “percorso dei cento passi”, quelli che separano Casa Memoria dalla casa del boss assassino, oggi appartenente giuridicamente a Casa Memoria, in un tributo reale alla lotta vincente contro la prepotenza mafiosa.
Un percorso che la pandemia ha rallentato e reso complesso, seppur mai bloccato del tutto, come testimonia un osservatore privilegiato, Giovanni Impastato, fratello minore di Peppino e socio fondatore di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”.
“La pandemia ci ha massacrati – apre Impastato – Il nostro messaggio sociale si basa sull’accoglienza e il rapporto diretto con le persone per cui abbiamo sofferto dell’impossibilità di realizzare cortei dal vivo, anche se abbiamo in parte sopperito con i cortei virtuali. Il 9 Maggio prossimo organizzeremo nuovamente il percorso che va da Radio Aut a Casa Memoria, pandemia permettendo, ma siamo ottimisti, mai piangersi addosso. Guardiamo avanti, sempre con iniziative importanti, tra cui il ricordo di mia madre Felicia, il 7 Dicembre prossimo, e iniziative di sostegno agli immigrati “.
Difficoltà pratiche, quindi, ma altresi entusiasmi mai sopiti, soprattutto da parte dei giovani.
“I giovani restano affascinati dalla visita alla Casa-Museo, si identificano con Peppino, osservano con attenzione i luoghi della sua vita, gli ambienti in cui soggiornava, lo vedono uno come loro, non un poliziotto, ma un giovane comune. Sono molto sollevato dal fatto che in questi anni sia cresciuta la consapevolezza di cosa sia la mafia, sicuramente in una parte dei più giovani” conclude Impastato.
Un giovane come tanti, ma con il desiderio, come pochi, di sacrificare tutto, fino alla vita, per la causa della giustizia, incitando tutti a fare “ciascuno la propria parte”. Una parte che restituira’ alla famiglia Impastato e a tutte le vittime di mafia l’idea che “vale la pena lottare”, come d’altronde “è valsa la pena”, nel caso di Peppino, “perdere la vita lottando contro i poteri intoccabili”.

Filippo Virzì

Giornalista radio/televisivo freelance, esperto in comunicazione integrata multimediale.

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