Il referendum d’estate: cinque quesiti, mille dubbi. Ecco cosa (non) vi dicono
Landini e la sinistra promuovono cinque abrogazioni, ma chi paga davvero? Un’analisi senza filtri.

A giugno il referendum di cui (forse) non ti hanno detto tutto
Landini e la sinistra puntano su cinque quesiti. Ma cosa c’è davvero da sapere? Ve lo spieghiamo noi de IlModeratore.it
Sicilia – L’8 e 9 giugno 2025 si voterà per cinque referendum promossi dalla CGIL e da altre sigle vicine alla sinistra. La campagna è partita in pompa magna, ma pochi raccontano i retroscena, le incoerenze e soprattutto i vantaggi – anche economici – che possono derivare per i promotori. In questo articolo vi spieghiamo tutto, senza filtri.
Chi ha voluto queste leggi?
È curioso – o forse emblematico – notare che molte delle leggi oggi messe nel mirino dai quesiti referendari siano figlie della stessa sinistra. Il Jobs Act, le norme sugli appalti, i contratti a termine e le regole sui licenziamenti sono state approvate da governi a guida PD o con forte impronta progressista. Oggi, la sinistra prova a sconfessare sé stessa, probabilmente nel tentativo disperato di recuperare consenso.
Particolarmente controverso è il quinto quesito, che propone di ridurre da dieci a cinque anni la residenza necessaria per ottenere la cittadinanza italiana. Secondo voci critiche, questa misura avrebbe un obiettivo non dichiarato: creare un nuovo bacino elettorale tra gli stranieri residenti, sapendo che tra gli italiani le possibilità di vittoria elettorale si assottigliano, schiacciate da liti interne, retoriche ideologiche fuori dal tempo e promesse tradite.
I cinque quesiti referendari
- Reintegro in caso di licenziamento illegittimo: si propone l’abrogazione delle norme del Jobs Act che limitano il reintegro, anche in casi evidenti di illegittimità.
- Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese: si vuole rimuovere il tetto di sei mensilità per i lavoratori licenziati senza giusta causa in aziende sotto i 16 dipendenti.
- Contratti a termine: mira a rendere più difficile il ricorso ai contratti temporanei, promuovendo assunzioni stabili.
- Responsabilità negli appalti: chiede il ripristino della responsabilità solidale del committente per le violazioni dei subappaltatori.
- Cittadinanza agli stranieri: si propone la cittadinanza dopo cinque anni di residenza anziché dieci.
Cosa c’è da sapere (che nessuno dice)?
Esiste una norma poco nota al grande pubblico ma fondamentale per capire il vero interesse di chi promuove un referendum. La Legge 3 giugno 1999, n. 157 stabilisce che i comitati promotori hanno diritto a un rimborso fino a circa 2,5 milioni di euro per le spese sostenute, ma solo se il referendum raggiunge il quorum.
In altre parole: non conta se vince il Sì o il No. Conta solo che vadano a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto. È anche per questo che i promotori insistono tanto affinché si vada comunque alle urne: il superamento del quorum sblocca i fondi pubblici, indipendentemente dal risultato finale.
Un meccanismo perfettamente legale, ma che forse meriterebbe maggiore trasparenza nel dibattito pubblico.
A giugno si vota, ma prima bisogna sapere. Noi de IlModeratore.it ve l’abbiamo detto. Ora tocca a voi riflettere e scegliere.







