Il Consiglio dei Ministri blocca gli ASU e partono le proteste

Ritorna l’incubo della stabilizzazione negata a seguito degli articoli della finanziaria regionale impugnati dal Consiglio dei Ministri.

Ritorna l’incubo della stabilizzazione negata a seguito degli articoli della finanziaria regionale impugnati dal Consiglio dei Ministri. Una criticità che riguarda la tanto sperata stabilizzazione del bacino degli Asu. Un fulmine a ciel sereno, considerato che questa normativa fu condivisa dalla maggior parte dei parlamentari e fu approvata senza alcun ostacolo. Questo stop scalda gli animi degli ASU, che preannunciano uno stato di agitazione e la convocazione urgente di un tavolo permanente per la stabilizzazione.

“Nonostante le rassicurazioni del Governo regionale – dichiarano Giuseppe Badagliacca, Clara Crocè e Gianluca Cannella del sindacato Csa-Cisal.sulle interlocuzioni con Roma, l’articolo 36 della Finanziaria regionale è stato impugnato dallo Stato bloccando il processo di stabilizzazione di oltre 4.500 Asu che da anni consentono il funzionamento di uffici ed enti pubblici. A questo punto è necessario convocare subito il tavolo permanente al quale porteremo tre proposte: strutturalità del finanziamento fino al 2038, trasformazione dei contratti a tempo indeterminato almeno per le stesse ore attuali, aumento complessivo della dote finanziaria per la fuoriuscita incentivata ma senza paletti di alcun tipo. I lavoratori sono stanchi dei rimpalli e dei rinvii, hanno diritto ad avere risposte concrete e pertanto, in attesa della convocazione del tavolo, si conferma lo stato di agitazione”.

“A Roma contiamo come il due di coppe quando la briscola è bastoni – dichiara senza parafrasare il deputato di Onda, Movimento Popolare Regionalista all’ARS, Carmelo Pullara – Si abbatte inesorabile, anche quest’anno, la scure da parte del governo nazionale sulla finanziaria regionale approvata in Ars lo scorso aprile. Il governo Draghi impugna una decina di articoli e a farne le spese sono proprio i lavoratori Asu che si vedono scippati per l’ennesima volta, in questi venti anni, dell’opportunità di venire stabilizzati. Ricordo a me stesso – spiega Pullara – che questa è una battaglia di cui mi sono occupato personalmente. Sin dall’inizio, infatti, durante la finanziaria del 2020, dedicata esclusivamente all’emergenza covid, avevo sollecitato ed ottenuto in aula da parte del governo, nella persona dell’assessore Scavone, che subito dopo la sessione di bilancio si sarebbe proceduto alla predisposizione di una norma ad hoc che potesse dare serenità ad un comparto, ai lavoratori ASU e alle loro famiglie. Dopo numerosi solleciti e grazie all’aiuto di altri colleghi siamo riusciti a sensibilizzare il governo regionale affichè venisse inserito all’interno del testo della finanziaria 2021 l’articolo 46, che prevedeva il piano regionale per la stabilizzazione dei circa 5 mila precari ASU rimasti alla Regione. Questa ennesima bocciatura  del governo nazionale – prosegue il deputato- si abbatte sul nostro lavoro e sulle nostre battaglia ma in maggior modo sulla pelle di questi lavoratori vessati e presi in giro da anni con promesse su promesse mai realizzate. Mi chiedo: cosa fanno gli Assessori Scavone e Zambuto dopo le passerelle, spesso in compagnia di deputati di proprio partito, e la presa di meriti non propri? Non dovrebbero avere una corsia preferenziale nel dialogare con Roma visto che sono rappresentati al governo, uno con un ministro facente parte del proprio partito e l’altro con ministri di un partito federato? La risposta è semplice ed amara – conclude Pullara – è ovvio che il dialogo non c’è e che questa è la riconferma che noi siciliani a Roma non contiamo nulla anzi contiamo come il “due di coppe quando la briscola è bastoni”. Altro che sud ed interesse per i siciliani.

“Ci sono più di quattromila lavoratori, a cui il Governo regionale aveva assicurato la fuoriuscita dall’incubo della precarietà, e che oggi si ritrovano senza certezze – dichiara Claudio Fava il presidente della commissione Antimafia all’ARS – Ci sono decine e decine di sindaci che pensavano di poter rendere più efficiente la macchina comunale con i processi di stabilizzazione del personale e che invece si ritrovano, anche loro, senza certezze. Ma per il governo Musumeci la manovra ha retto. Se non ci fossero di mezzo le vite di migliaia di siciliani verrebbe da dire che dalla tragedia siamo precipitati nella farsa”

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