I venerdì di Landini: sciopero inutile per Gaza, l’Italia in ostaggio di un antagonista che mira a governare il PD

I venerdì di Landini: bloccare l’Italia per Gaza non porta pace e ferma solo il Paese creando danni e disagi. La mistificazione travestita da Sindacato

CGIL e sindacati di base annunciano lo sciopero generale di venerdì 3 ottobre. Salvini valuta la precettazione. E i lavoratori pagano il conto.

02 Ottobre 2025 – Domani, venerdì 3 ottobre, la CGIL guida uno sciopero generale “in difesa della Flotilla, dei valori costituzionali e per Gaza”, con l’adesione di sigle di base come USB. Il MIT fa sapere che il ministro Salvini valuta la precettazione per i settori essenziali. Ma fermare i trasporti e le attività produttive in Italia non avvicina la pace in Medio Oriente: scarica solo costi e disagi su lavoratori e imprese.

La mossa politica di Landini: leadership a sinistra, non pace

La narrativa “per la pace” è solo una copertura: l’obiettivo reale è politico e interno. Maurizio Landini mira a imporsi come nuovo riferimento della sinistra, rilanciando il sindacato come piattaforma di potere e ponendosi come alternativa credibile al vuoto di leadership del PD. Dietro lo slogan della “solidarietà internazionale” si cela infatti la volontà di alzare il tiro contro il governo, delegittimarlo e al tempo stesso contendere l’egemonia a una segreteria Schlein sempre più debole e sotto attacco.

Non è un caso che la CGIL avesse già minacciato lo sciopero “se bloccano la Flotilla”, salvo poi proclamare la mobilitazione generale subito dopo l’intercettazione. Una reazione fulminea, quasi preordinata, che conferma come la strategia fosse pronta da tempo: usare un evento esterno per giustificare la mossa interna.

Tutto avviene sul piano mediatico. Non c’è un piano sindacale, non c’è una reale connessione con i bisogni dei lavoratori: c’è un messaggio simbolico, gridato e amplificato, che serve a Landini per accreditarsi come leader politico. Nel frattempo, il governo valuta gli strumenti di legge – compresa la precettazione – per garantire i servizi essenziali e proteggere i cittadini da uno sciopero che rischia di trasformarsi nell’ennesima prova muscolare della CGIL.

La mossa politica di Landini: leadership a sinistra, non pace

La narrativa “per la pace” serve in realtà a un obiettivo politico interno: Maurizio Landini punta a imporsi come riferimento della sinistra, alzando il tiro contro il governo e contendendo l’egemonia al PD. Non è un caso che la CGIL avesse già minacciato lo sciopero “se bloccano la Flotilla”, poi effettivamente proclamato dopo l’intercettazione. La dimensione è tutta mediatica: si “blocca l’Italia” per un messaggio simbolico, mentre il governo valuta gli strumenti di legge per garantire i servizi essenziali.

Lo sciopero che rischia di diventare miccia
Non si tratta solo di un’iniziativa inutile: il modo in cui Landini incita allo sciopero assume i toni di un vero e proprio azionismo politico, che rischia di trasformarsi in miccia di tensioni sociali. Già da ieri sera, infatti, non un popolo intero ma appena qualche migliaio di persone è sceso in piazza per “fare casino”, urlare slogan, creare disordini. Un caos amplificato e legittimato dalle parole e dalle modalità del segretario CGIL, che più che tutelare i lavoratori sembra intenzionato a soffiare sul fuoco della protesta, aizzare contro il governo e a coltivare la propria carriera politica.
Un sindacato che trasforma la piazza in campo di battaglia non lavora per la pace né per i diritti: alimenta la conflittualità e destabilizza il Paese.

Bloccare l’Italia non porta la pace. Porta solo danni.

È legittimo chiedere cessate il fuoco e corridoi umanitari. Ma lo sciopero generale in Italia non modifica i rapporti diplomatici: li irrigidisce. E quando si arriva a evocare la precettazione, lo scontro si sposta sul terreno legale e la discussione sui diritti dei lavoratori viene fagocitata dalla propaganda. Nel frattempo, chi paga? Lavoratori (giornata persa), imprese (produzione ferma), famiglie (trasporti e servizi in affanno). Tutto questo senza alcun impatto concreto sul fronte internazionale.

I “venerdì di Landini” che saranno ricordati come i weekend contro il lavoro non sono una strada verso la pace: sono un rituale politico che mette l’Italia in ostaggio e fa male proprio a chi si dice di rappresentare.

Noi non scioperiamo!

 

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