È atterrato ieri alle 20.24 all’aeroporto di Ciampino il primo dei due aeroplani, un B 767 dell’Aeronautica Militare che ha riportato in Italia dal Sudan, attraverso Gibuti, 96 persone: 83 italiani e 13 stranieri. Sudan, da dieci giorni caduto in una profonda crisi politica con lo scontro frontale tra i due generali e i loro due eserciti che si contendono il potere per non perdere il controllo economico e sociale. Un secondo velivolo, un C-130 è atterrato ieri sera con un altro gruppo di evacuati.
La localizzazione di una base a italiana a Gibuti risponde proprio alla esigenza di tempestività per interventi a protezione degli interessi italiani nel corno d’Africa e nelle aree circostanti, interessate quasi stabilmente da guerre civili e terrorismo; la base, inoltre è un appoggio logistico per le forze italiane di protezione delle flotte mercantili. Da Gibuti, sono partiti i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e le squadre di paracadutisti del 186mo impiegate nella sicurezza degli uomini e della struttura della missione EUTM (UE) Mogadiscio. Al trasporto di consistenti quantità di materiali civili per la costruzione della base ha dato – e continua a darlo – un contributo logistico la Mondial Express di Parma.
La base militare italiana di supporto “Amedeo Guillet” è una base operativa avanzata interforze delle Forze Armate Italiane all’estero, situata nello Stato africano di Gibuti, nei pressi della città di Loyada a 7 km dal confine con la Somalia. È intitolata al tenente Amedeo Guillet. Dipende dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI). Ospita mediamente un centinaio di militari, tra Esercito, Carabinieri, Fucilieri di Marina e dell’Aria, ma può accogliere fino a 300 persone e ha il compito principale di supporto logistico alle operazioni militari italiane in Africa orientale e nell’ Oceano Indiano. La base avanzata è stata costruita nel dicembre 2012 in soli due mesi dal 6° Reggimento genio pionieri, è stata inaugurata il 23 ottobre 2013 ed è pienamente operativa da marzo 2014..La base italiana nasce su una superficie di 5 ettari, nel mezzo di un’area desertica che gli fatto guadagnare il primato di Paese più caldo del mondo.
Si tratta della prima vera base logistica operativa delle forze armate italiane fuori dai confini nazionali. Un “avamposto permanente” in un’area di “enorme importanza strategica”. Si tratta di un’area destinata ad essere più importante e strategica di Suez e di Gibilterra, si ricordano le rotte attuali, e soprattutto future, dei traffici mercantili mondiali. Molti Paesi, dal Giappone alla Francia, agli Stati Uniti, hanno istallato a Gibuti loro basi militari, per non parlare della Legione straniera, storicamente presente in quel lembo di Africa da molti lustri. La realizzazione della base interforze italiana di Gibuti è stata affidata al 6° Reggimento Genio pionieri di Roma (la Task force Trasimeno).
La base italiana ospita i Nuclei Militari di Protezione della Brigata San Marco, destinati all’imbarco sui mercantili in transito diretti nell’Oceano Indiano, e team di Forze Speciali Italiane. Dal 2013 ospita inoltre una training unit dell’ Arma dei Carabinieri che costituisce la MIDIAT, per l’addestramento della locale forza di polizia e di quella somala; dall’agosto 2014 l’ Aeronautica Militare, con il Task Group Atlante inquadrato nella Task Force Air Gibuti, vi ha dispiegato alcuni aeromobili a pilotaggio remoto MQ-1 Predator da ricognizione, impiegati poi in missioni di supporto all’operazione EUNAVFOR. La sicurezza e la protezione della base di Gibuti è affidata a rotazione a fucilieri dell’aria del 16° Stormo dell’A.M, a fucilieri di marina della Brigata San Marco della M.M. e a militari dell’ Esercito Italiano, come il 2° Reggimento Alpini e il 121° Reggimento artiglieria contraerei “Ravenna”.
Fabio Gigante

