FRECCIAROSSA SICILIANA, UN’ALTA VELOCITA’ FARLOCCA

L'annuncio dell'arrivo dei treni ad Alta Velocità in Sicilia sa tanto di beffa. Scopriamo perchè.

La notizia dei Frecciarossa che fra qualche anno arriveranno in Sicilia sarebbe da accogliere con entusiasmo, dato che parliamo dei simboli più fulgidi dell’Alta Velocità italiana. Se non fosse che gli ETR 400, capaci di raggiungere i 360 km/h, arriveranno in Sicilia senza correre troppo. Ed in versione bonsai.

La zavorra del traghettamento

Ho affrontato l’argomento qualche giorno fa sul sito Sicilia in Progress, con qualche dettaglio tecnico. Non intendo ripetermi in questa sede, soprattutto per quanto riguarda il traghettamento, vero e proprio “vulnus” di tutti i collegamenti via terra Sicilia-Continente. Una zavorra insopportabile, con le due ore attualmente necessarie per coprire un paio di miglia marine tra Messina e Villa San Giovanni. Un tempo morto che avrà il sapore della beffa quando sarà addossato ai velocissimi Frecciarossa, non potendo essere ridotto se non di pochissimo. Nonostante i futuristici accorgimenti tecnici preannunciati insieme alla lieta novella.

Peraltro, questi elettrotreni, normalmente costituiti da 8 carrozze, dovranno essere appositamente prodotti in versione ridotta, non potendo superare la lunghezza di 4 carrozze. Si consentirà in tal modo all’intero convoglio di entrare all’interno della nave traghetto: questi elettrotreni, infatti, non possono essere scomposti e ricomposti come i normali treni con locomotore e carrozze al seguito.

Rimangono le due “antenne”

Grazie al cielo, nelle intenzioni del sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, questi nuovi elettrotreni che saranno immessi sulle direttrici Sicilia-Roma/Venezia/Milano avranno, come oggi, due sezioni, (comunemente dette “antenne”): una da Siracusa, passando per Catania, ed una da Palermo. Quindi due ETR completi che in Sicilia percorreranno separatamente le due linee costiere, mentre in continente viaggeranno insieme, dopo essere state agganciati a Villa San Giovanni. Viceversa nel viaggio da nord verso sud.

Confesso di aver tirato un sospiro di sollievo: da tempo, come ho ricordato proprio in questa sede, la Palermo-Messina sembra scomparsa dai radar di chi programma il futuro ferroviario siciliano. Sostituita, incredibilmente, da un percorso di 110 km più lungo che comprende la vecchia ferrovia Palermo-Catania, da riammodernare con complessi e costosissimi lavori. La velocità di progetto, però, sarà di soli 160 km/h: praticamente la metà di quella raggiungibile da Salerno in su.

Una sensazione di presa in giro…

Ad ogni modo, nonostante la notizia sia stata presentata entusiasticamente dai mezzi di comunicazione ed abbia raccolto l’applauso dei soliti sedicenti ferroamatori, rimane in chi scrive la sensazione della presa in giro. Legata principalmente all’assenza di una reale volontà di portare l’Alta Velocità in Sicilia, nella visione della nostra classe politica.

Checchè ne dica l’ex ministro Giuseppe Provenzano, peraltro siciliano, è impensabile una vera AV in Sicilia senza il Ponte sullo Stretto. Opera che considero prioritaria anche rispetto ai pur necessari raddoppi delle tratte ferroviarie a binario unico. Interventi, questi ultimi, che andrebbero accompagnati dalla riqualificazione delle tratte a doppio binario, per renderle veramente adatte ai treni AV.

Metto come priorità il Ponte, a dispetto di tanti benaltristi, per un motivo molto semplice: l’opera annullerebbe sul serio, e non a parole, quelle 2 ore di traghettamento che rammentavo sopra. Un intervento che avrebbe, sui tempi di percorrenza, un effetto benefico capace di rendere il treno immediatamente competitivo con l’aereo. Ho già calcolato in una mia pubblicazione che senza neanche intervenire sulle linee attuali (ad esempio con gli attuali 95 km di binario unico sulla Palermo Messina), un’opera d’arte di 3 km soltanto consentirebbe di compiere il viaggio Roma-Palermo in 5 ore e 30 minuti.  Un viaggio Catania-Roma, addirittura, potrebbe essere effettuato in 4 ore e 20 minuti.

L’assenza di un progetto serio: la linea AV Salerno-Palermo/Catania

Tempi ulteriormente accorciabili con gli interventi alle linee ferroviarie di cui accennavo sopra. Peccato che il PNRR, all’interno del quale, come è noto, non c’è il Ponte, abbia “dimenticato” anche il raddoppio della Palermo-Messina. Il risultato di una politica miope e priva di lungimiranza che, ignara degli acclarati effetti positivi delle linee AV sul PIL, non ha neanche immaginato l’intervento più sensato da compiere:  una vera linea AV Salerno-Palermo, con diramazione per Catania. Un unico intervento, con tutto quello che comporta: raddoppio e/o riqualificazione delle linee esistenti, tratti in variante del tutto nuovi, Ponte sullo Stretto e nuovi convogli.

A proposito dei convogli, occorre precisare che il dimezzamento dei “Frecciarossa 1000” da 8 a 4 carrozze ne provocherà un decremento della capienza, che si ridurrà a 200 posti: come quelli di un tram. I 12 treni acquistati consentiranno, a conti fatti, soltanto 3 coppie di collegamenti giornalieri al massimo. Un’offerta di 600 viaggiatori al giorno, quantitativamente incomparabile con quella del vettore aereo.

L’aereo senza concorrenza

Le compagnie aeree, che già dormono sonni tranquilli, saranno rassicurate anche dai tempi di percorrenza di questi “concorrenti”, che saranno di poco inferiori a quelli degli attuali Intercity. A dire il vero, un possibile risparmio di tempo ci sarà, ma si otterrà solo nelle tratte ferroviarie a nord di Salerno, dove già esiste la rete AV. Sulla Roma-Palermo questi percorsi sono pari al 30% del totale. Nelle relazioni verso il nord  la loro incidenza aumenta, ma rimarrà comunque un gap incolmabile rispetto agli aerei.

Mezzi di trasporto che rimarranno padroni incontrastati delle relazioni Sicilia-continente, con buona pace delle tasche dei siciliani. Ma anche degli ambientalisti, quelli veri, giustamente preoccupati delle emissioni climalteranti che i velivoli rilasciano direttamente in alta atmosfera. Non a caso, in alcuni paesi europei si è persino arrivati a vietare le rotte nazionali, a favore proprio delle ferrovie. Ma, come abbiamo detto, la lungimiranza non va di moda tra i politici italiani.

Alla luce delle recenti evoluzioni, anzi involuzioni, dell’Alta Velocità italiana (che dovrebbe essere finalmente oggetto di una seria riflessione), non posso non esternare un’ultima sensazione: questo dell’AV in salsa siciliana sembra un film già visto.

Nella vicina Calabria, dall’estate scorsa sono in servizio i Frecciarossa di cui sopra, ma con il trucco: i tempi di percorrenza sono invariati, se non persino superiori, a quelli dei vecchi Intercity. Il prezzo del biglietto, invece, è uguale a quello dei veri treni ad Alta Velocità. Andrà diversamente, fra qualche anno, in Sicilia?

 

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