I diritti vincono ma la politica perde.
Una sentenza costituzionale sancisce i diritti delle famiglie omogenitoriali, mentre la politica locale li ha ignorati per due anni

Con la sentenza n. 68/2025, la Corte Costituzionale ha segnato un passaggio fondamentale nella tutela dei diritti civili in Italia. Una vittoria netta per i diritti, ma una sconfitta sonora per la politica, che ancora una volta si è dimostrata incapace di affrontare con responsabilità e coraggio il tema delle famiglie omogenitoriali.
Una mozione mai discussa, ostacolata per due anni
Nel 2023, il Comitato Esistono i Diritti aveva presentato una mozione al Consiglio comunale per chiedere al Parlamento nazionale una legge che ponga fine alla discriminazione delle coppie omosessuali e riconosca la piena dignità e uguaglianza di tutte le famiglie. Ma in due anni, la mozione non è mai stata calendarizzata, bloccata da un ostruzionismo politico diretto dal Presidente del Consiglio comunale e da una parte della maggioranza, in particolare da Fratelli d’Italia.
“Una parte di questo Consiglio è la negazione dei diritti civili e umani”, ha dichiarato senza mezzi termini Gaetano D’Amico, Presidente del Comitato Esistono i Diritti.
Anche una parte del mondo LGBT ha remato contro
Sorprende e amareggia che, secondo il Comitato, anche alcune voci della comunità LGBT abbiano preso le distanze dall’iniziativa solo perché non partita da loro. Una divisione che ha indebolito un fronte che dovrebbe invece essere unito nella battaglia per l’uguaglianza.
La sentenza supera la mozione, ma resta il fallimento politico
Ora che la Corte ha riconosciuto ciò che la politica locale ha ignorato, il primo firmatario della mozione, il consigliere Alberto Mangano, ha deciso di ritirarla, dichiarandola superata dalla pronuncia costituzionale. Ma questo non cancella l’evidenza: il Consiglio comunale, o almeno una sua parte, ha fallito nel suo dovere di ascoltare e tutelare i cittadini e i minori coinvolti in queste discriminazioni.
La decisione della Corte obbliga ora il legislatore nazionale a colmare il vuoto normativo. Come sottolinea il Comitato, la politica non potrà più voltarsi dall’altra parte: i diritti civili, finalmente, non possono più essere rimandati o ignorati.