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PALERMO. DAGLI SCAVI ESTERNI DI PALAZZO DEI NORMANI EMERGONO REPERTI

SCAVI PER L'ADEGUAMENTO DELL'IMPIANTO FOGNARIO

PALERMO. DAGLI SCAVI PER L’ADEGUAMENTO DELL’IMPIANTO FOGNARIO

DI PALAZZO DEI NORMANI EMERGONO INTERESSANTI TESTIMONIANZE DEL MEDIOEVO

L’ASSESSORE SAMONÀ:

UN’AREA STRATEGICA CHE HA RAPPRESENTATO IL CENTRO DEL POTERE

POLITICO E MILITARE MOLTO INTERESSANTE PER RILEGGERE LA STORIA DELLA CITTÀ

Palermo, 16 giugno 2021 – I lavori di ammodernamento dell’impianto fognario di Palazzo dei Normanni, che stanno comportando anche la risistemazione di piazza del Parlamento, hanno restituito interessanti testimonianze di età medievale. Durante il cantiere, avviato dall’Assemblea Regionale Siciliana, RUP Pasquale Riggio, infatti, è stata effettuata un’esplorazione archeologica preventiva nella lunga trincea interessata dal primo lotto dei lavori (nel tratto che va da Piazza della Vittoria alla scalinata che dà accesso a Piazza del Parlamento), dal quale sono emerse importanti testimonianze storico-archeologiche.

L’area del Palazzo dei Normanni e delle sue immediate adiacenze – precisa l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – con la sua posizione leggermente rilevata e strategicamente significativa, è stata il centro del potere politico e militare per molti secoli; è, pertanto, un luogo ignificativo dove si trova una sovrapposizione di strati che racconta la storia, le vicende architettoniche e urbanistiche della città di Palermo”.

In particolare, nel corso degli scavi – effettuati sotto la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, guidata dalla dottoressa Selima Giuliano, e in particolare della Sezione Archeologica, diretta dall’architetto Maria Rosaria Marrone – sono emerse strutture murarie di età medievale, anche di spessore significativo, realizzate con varie tecniche di costruzione (blocchetti regolari in calcare biancastro disposti in filari alternati), pietrame grossolanamente sbozzato legato con malta di terra, strutture in mattoni crudi).

Nonostante non sia stato possibile realizzare allargamenti che avrebbero consentito di leggere in estensione le strutture per una loro migliore interpretazione, tuttavia gli archeologi della Soprintendenza Monica Chiovaro e Antonio Di Maggio sottolineano che l’intervento ha confermato che l’area, in età medievale, non era libera così come oggi appare ai nostri occhi, bensì densamente occupata da edifici, alcuni anche significativi, che sono stati verosimilmente demoliti all’inizio dell’età moderna per consentire la realizzazione della piazza d’armi testimoniata dalle fonti.

Tra i reperti rinvenuti, numerose espressioni di ceramica islamica e normanna, quali catini carenati, coppe emisferiche a breve tesa, anfore con solcature sulla superficie e pennellate in bruno, ceramica a spirali. Meno numerosi i prodotti di età sveva (ceramica solcata di importazione tirrenica e le produzioni nord-africane decorate con i colori cobalto e manganese). Inoltre, in un tratto di trincea, caratterizzato da uno spesso strato di bruciato, sono stati rinvenuti molti frammenti di vetro, spesso con tracce di una prolungata esposizione alle alte temperature.

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