Dal delitto dei minori rom alla giustizia capovolta: in Italia vince chi sbaglia
Dal caso dei tre under 14 che hanno ucciso una donna a Milano al sistema che protegge i criminali e mette sotto accusa chi difende la legge.

Qualcuno il conto lo dovrà pagare?!
Tre minori sotto i 14 anni rubano un’auto, travolgono e uccidono una donna: la legge li dichiara non imputabili, ma la pericolosità resta e sembrerebbe tutto normale.
14 Agosto 2025 — Torno a parlarne perché questo non può essere archiviato come un caso di cronaca “mordi e fuggi”. Il fatto vero è che, lentamente, ci stiamo abituando a leggere e sentire storie in cui il delinquente è tutelato e la vittima, o la sua famiglia, finisce sotto pressione. È un ribaltamento intollerabile: chi commette il reato sembra avere più garanzie di chi lo subisce. Non c’è verso di riuscire a riacquisire fiducia in una giustizia che è profondamente ingiusta, e che, per un motivo o per un altro, trova sempre qualcuno pronto a difendere gli indefendibili.
In questa Italia la colpa è sempre di chi insegue i ladri, non dei ladri; delle forze dell’ordine che fanno il loro lavoro, non delle baby gang che accoltellano e rubano senza avere alcun problema di integrazione; di chi denuncia i migranti che rubano e massacrano, non di chi nel loro Paese queste cose le fa e le rifà; della politica che prova a rimandare indietro chi delinque, e dei ricorsi dei “buonisti” che ce li fanno ritrovare a delinquere di nuovo; dei cittadini che non vogliono restituire la casa a chi non paga, e non degli abusivi.
La colpa è di chi pretende sicurezza, non di chi scappa a un posto di blocco mettendo a rischio vite umane; di chi chiede pene certe, non di chi stupra e poi se la cava con attenuanti, sconti di pena o libertà vigilata; di chi denuncia una truffa, non di chi la organizza. È di chi riprende con lo smartphone le borseggiatrici organizzate, non delle borseggiatrici stesse — perché, si dice, violerebbe la loro “privacy”. È di chi chiede il biglietto a quei maranza che sputano, insultano e non pagano solo per il piacere di essere prepotenti, non di chi disturba e aggredisce.
In poche parole, la colpa è sempre di chi sta nel giusto, mai di chi vive contro la legge e pretende comprensione verso i criminali.
La Vicenda di cronaca
Tre ragazzini, tutti under 14, rubano un’auto e investono mortalmente Cecilia De Astis, 71 anni. L’art. 97 c.p. li rende non imputabili. Il punto non è soltanto la norma: è la devianza già strutturata, la pericolosità sociale evidente, l’assenza di risposte efficaci per proteggere i cittadini.
La legge ferma il processo, non la pericolosità
L’articolo 97 del Codice penale è chiaro: sotto i 14 anni niente imputazione. È diritto vigente, non un’opinione. Ma qui è in gioco un’altra verità: questi ragazzi sanno già rubare, guidare, fuggire. Non è improvvisazione: è apprendimento delinquenziale. Nel frattempo, si registra lo spostamento del gruppo familiare dal campo di Milano verso il Piemonte. Una fuga che lascia la domanda principale inevasa: chi controlla, chi interviene, chi tutela?
Non solo minori: responsabilità degli adulti e sfruttamento
Il problema non finisce con il “non imputabili”. Inizia lì. Perché se i minori sono di fatto scudi penali, allora la catena di comando adulta va colpita con fermezza: genitori, tutori, chiunque indirizzi, sfrutti o organizzi condotte criminali contando sull’irresponsabilità penale dei figli. La responsabilità genitoriale non è un titolo onorifico: è dovere, controllo, educazione. E quando manca, lo Stato deve intervenire con misure stringenti: allontanamento, comunità, decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale, sequestro e contrasto reale dei proventi illeciti.
Sicurezza significa prevenzione, non retorica
Basta con la litania del “povere persone, emarginate”. La povertà non è un lasciapassare per delinquere. Servono controlli continui e visibili, presidi territoriali, misure educative reali, e—quando necessario—provvedimenti restrittivi su adulti che sfruttano i minori. La sicurezza non si tutela con slogan, ma con azioni verificabili, responsabilità chiare e tempi rapidi.
Il conto chi lo paga? La vittima e la sua famiglia hanno già pagato troppo. Se nessun adulto risponderà, se non ci saranno misure immediate su chi sfrutta i minori e su chi favorisce questo sistema, allora lo Stato avrà abdicato. E a quel punto, smettiamola di scandalizzarci quando i cittadini perdono fiducia nella giustizia.







