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“Il mondo al contrario”, il libro della discordia.

Premetto che chi scrive non ha ancora finito di leggere il libro “incriminato” del Generale di Divisione Roberto Vannacci così come, non ho intenzione di entrare nel merito delle azioni intraprese, o da intraprendere, nei confronti del Generale dell’Esercito da parte del Ministero della Difesa e della Forza Armata. Lo stesso alto ufficiale ha affermato di aspettare le opportune sedi per far valere il proprio punto di vista e, quindi, di rispettare le superiori decisioni.

Il Generale Iannucci e il Generale Vannacci foto esercito.difesa.it

Quel che si vuole qui proporre sono solo alcuni aspetti generali per meglio ragionare su quello che, diventato un caso mediatico nazionale, rischia, per certi versi, di creare confusione ed approssimazione nel modo di pensare e, quindi, di “giudicare” lo scritto in questione e, di conseguenza, il suo autore, il cui notevole e prestigioso curriculum dovrebbe forse invitare i più ad una maggior cautela critica e ad evitare le parole fuori posto, che pure non sono mancate, da parte di qualcuno di essi.

Ingresso della bandiera dell’istituto foto esercito.difesa.it

La domanda che tutti si pongono è se il Generale Vannacci poteva, a livello tecnico, pubblicare un simile libro? La risposta la troviamo, nell’art. 21 della Costituzione, secondo cui “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”; per quanto riguarda i militari, nello specifico, vale quanto riportato nel relativo ordinamento, laddove, all’art. 1472 del C.O.M.- Codice dell’Ordinamento Militare, per l’appunto, si afferma che “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione.”

A questo punto quel che forse si potrebbe discutere non è tanto “se poteva a livello giuridico” (non pare, infatti, che le argomentazioni trattate siano di carattere riservato di interesse militare o di servizio), quanto piuttosto “se era opportuno” l’averlo fatto (ossia pubblicato, il libro in questione) in costanza del rapporto lavorativo, e non, magari, una volta svestita l’uniforme. Più è alta la carica che si ricopre, maggiori sono le ripercussioni che, da quanto si dichiara, o si scrive, pubblicamente possano conseguirne, in un senso o nell’altro, sia all’interno del mondo in cui si lavora, sia al suo esterno.

Diversi opinionisti, intellettuali e colleghi giornalisti appartenenti ai più disparati settori del sapere scientifico hanno basato le loro riflessioni pubbliche su delle frasi estrapolate, senza leggere il libro nella sua interezza. Un ragionamento basato unicamente sull’estrapolazione di alcune frasi, non è oggettivamente affidabile in maniera assoluta: poi, magari, a lettura ultimata, nessuno vieta che un giudizio inizialmente negativo lo possa essere ancora di più, ma può esser vero anche il contrario e, comunque, si tratta di rigore metodologico che, necessario sempre, lo è ancor di più quando, in gioco, vi sia l’onore e la rispettabilità di una persona chiamata in causa (anche) nella sua veste di alto rappresentante delle Istituzioni, per la salvaguardia, oltre che della suddetta (persona), anche di queste stesse ultime.

Da quel che si è ascoltato in qualche trasmissione televisiva, ad esempio, o letto su qualche commento “social” o articolo di stampa, alcuni termini o, peggio, concetti, potrebbero benissimo considerarsi “fuori dalle righe” e penalmente rilevanti. Le stesse accuse di “omofobia” o di “razzismo”, tanto per fare degli esempi, potrebbero rivelarsi un boomerang per chi le dovesse aver lanciate in maniera, diciamo così, sconsiderata o, peggio, infondata. Di conseguenza, il richiamo è al rispetto delle regole che deve essere sempre e comunque garantito, e non solo, invece, ritenuto importante solo a fasi alterne ed a seconda dei casi.

Fabio Gigante

 

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