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Previsioni 2021. Per l’Ugl al centro agenda politica: salute, resilienza, rilancio, investimenti pubblici, occupazione e spesa comunitaria

Next generation ue, infrastrutture, mobilita’ sostenibile, riconoscimento continuita’ territoriale, potenziamento rete ospedaliera e territoriale, politica creditizia, centralita’ sicilia nel mediterraneo, riforma commercio, burocrazia zero, riclassificazione personale regionale, turismo, agricoltura, pesca, equita’ e uguaglianza sociale.

Bilancio di fine 2020 e auspici per il nuovo anno per la Ugl Sicilia che, con il segretario regionale Giuseppe Messina, lancia un invito alla ripartenza indirizzato all’Amministrazione regionale ed a tutti i siciliani.

“La pandemia da Covid-19 ha spinto l’economia in una profonda ed improvvisa recessione che ha prodotto incertezza generalizzata sulla capacità di resilienza e ripresa, difficoltà economiche, sociali e psicologiche ampliando, senza alcun dubbio, la forbice delle disuguaglianze sociali ed economiche.

Il lockdown nazionale della scorsa primavera e l’arrivo della seconda ondata di diffusione del virus in autunno, i cui strascichi sono ancora evidenti, fattori negativi che si aggiungono all’irrisolto divario territoriale nazionale ed agli effetti della condizione di insularità, hanno fatto registrare effetti indubbiamente devastanti per la nostra isola già in ginocchio per la crisi economica che si acuita in questi anni.

Basta guardare ad un semplice dato come la perdita del prodotto interno lordo siciliano che si è attestata nel 2020 all’8,1% (fonte Prometeia), peggiorando il già fragile quadro economico e sociale, colpendo gravemente la nostra Sicilia.

La riduzione del volume d’acquisto (consumi -10,8%) ha prodotto notevoli ripercussioni soprattutto per gli operatori dei settori del commercio al dettaglio, del turismo (-35,2% rispetto al 2019 fonte Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e dei servizi di trasporto pubblico e privato.

Così come per le imprese, ad eccezione di quelle operanti nel settore dei servizi essenziali e di quello alimentare, che hanno subito una drastica riduzione degli ordinativi e, di conseguenza un rallentamento o addirittura blocco delle produzioni.

Allo stesso modo, anche il mercato del lavoro ha risentito del progressivo rallentamento dell’economia e della sospensione di alcune attività non essenziali, come dimostrato dal forte calo delle assunzioni nei mesi precedenti e, soprattutto, a marzo ed aprile. Non vi è alcun dubbio, però, che le reali ricadute della crisi dell’occupazione, mitigate dall’ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni (nel periodo gennaio-novembre sono state autorizzate in Sicilia nella manifattura complessivamente quasi 20 milioni di ore, a fronte di poco più di 2,6 milioni nello stesso periodo dell’anno precedente – fonte Inps) e dal blocco dei licenziamenti, emergeranno in modo drammatico nei prossimi mesi con il termine dell’effetto di questi provvedimenti, grazie ai quali gli occupati in Sicilia si sono attestati a  1 milioni 364 mila unità con una variazione minima al ribasso dello 0,6% rispetto al 2019 con un aumento preoccupante dei sottoccupati e degli inattivi  – sottolinea nella sua nota Messina.

Per assicurare la ripresa economica e produttiva della Sicilia, proteggere la salute ed i posti di lavoro dei siciliani e garantire maggiore equità e capacità di resilienza, sarà fondamentale cogliere le opportunità che deriveranno dal sostegno che l’Unione Europea renderà disponibile con l’iniziativa “Next Generation EU” e con i fondi strutturali previsti nel nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021/2027.
Il percorso di ripresa e di cambiamento verso un modello economico sostenibile ed inclusivo deve guardare, necessariamente, ad interventi mirati necessari al rilancio occupazionale, ridurre le nuove forme di povertà e contrastare le forme di criminalità che rischiano di sostituirsi alle istituzioni nei prossimi mesi difficili e delicati di ripresa e rilancio, con una robusta politica di investimenti. In questo scenario il Governo regionale, che fino ad oggi ha saputo rispondere adeguatamente nei confronti del violento impatto causato dall’epidemia, è chiamato a nostro avviso ad operare scelte immediate e coraggiose.

E’ di tutta evidenza, in primo luogo, che l’attuale diffusione del Coronavirus ha messo a nudo diverse criticità del sistema sanitario regionale e da quei tagli agli investimenti più volte contestati – fa notare il sindacalista.

Occorre, dunque, intervenire senza alcun tentennamento nel potenziare la rete ospedaliera e territoriale, con una maggiore infrastrutturazione e le necessarie assunzioni, così da incrementare il livello di cure ed evitare anche i continui viaggi della speranza, il cui indicatore nell’ultimo anno ha subito un’incoraggiante riduzione. Serve coraggio per riprendere le fila di una politica creditizia che affranchi la Sicilia dalle decisioni altrui che rallentano il processo di rinascita post pandemico.

Infatti, per quanto attiene la situazione del credito, necessario alle imprese per la produzione ed alle famiglie per il consumo, l’Osservatorio regionale del credito rappresenta la forte diminuzione degli sportelli bancari in Sicilia nel quadriennio 2017-2020 che sono passati da 1471 a 1197 (-18,63%) e la minore presenza di presidi bancari nelle aree marginali dell’isola.

Le Banche con sede fuori dalla Sicilia sono pertanto attualmente in numero nettamente maggiore rispetto a quelle siciliane e maggiormente concentrate nelle aree polarizzanti dell’isola, 337 nell’area di Palermo e 269 nell’area di Catania.

Anche il valore delle operazioni finanziate dal Fondo di Garanzia dimostra ulteriormente lo squilibrio tra nord e sud e le misure finanziarie di contrasto alla crisi, previste già prima dell’estate hanno favorito il centro nord proprio per le caratteristiche imposte dal governo centrale.

E’ necessario intervenire per rilanciare la politica creditizia in Sicilia che garantisca il radicamento con i territori soprattutto quelli montani e marginali, diversamente l’innesto di liquidità nell’economia siciliana nei prossimi mesi sarà ardua.

E’ prioritario rimettere al centro dell’attenzione, politica ed amministrativa, la questione legata al mondo del lavoro ed allo sviluppo economico.

Fondamentale sarà quindi sbloccare la riforma del commercio, che è attesa da trent’anni e che può portare ad un approccio innovativo verso un comparto, massacrato dalla diffusione del Covid-19 al pari del turismo.

Non bisognerà sprecare neanche un centesimo nel rilancio dei comparti connessi alla filiera agroalimentare e della pesca, motivo per cui riteniamo di grande valore l’idea della creazione di un’agenzia per la ricerca, la divulgazione, lo sviluppo e la certificazione delle eccellenze delle risorse agricole e ittiche.

Così come altamente strategica diventa l’assunzione per la Sicilia di un ruolo di promotore della costruzione di un percorso condiviso che porti alla sottoscrizione di regole di accesso e vigilanza territoriale all’attività di pesca professionale, di conservazione e ripopolamento ittico, nell’ambito dell’area Euromediterranea.

Infrastrutture, porti e aeroporti, non possono più rimanere sogni nel cassetto, ma solide realtà appartenenti ad un intervento decisionista che deve camminare di pari passo con l’avvio delle Zes già approvate, l’attivazione delle Zes montane e la creazione di Zes turistiche. Invogliamo altresì – continua il segretario regionale della Ugl – un incisivo piano dei trasporti che possa modernizzare i mezzi in uso delle società del pubblico e del privato, attuando un sistema di collegamenti integrati per realizzare una mobilità sostenibile sul modello del nord Europa, garantendo sicurezza agli utenti e verso i lavoratori.

Ed inoltre, guardiamo all’introduzione di un nuovo modello di gestione dei sei aeroporti siciliani attraverso l’istituzione di due società aeroportuali, intervenendo sulla riduzione dei costi con il riconoscimento della continuità territoriale. Uno squilibrio non più sostenibile perché appesantito dai maggior costi per la Sicilia derivanti dalla condizione di insularità che, di per sé, costa ai siciliani 6,5 miliardi di euro all’anno ovvero una cifra paragonabile agli effetti prodotti dalla pandemia nell’anno in corso.

Non dobbiamo neanche lasciare indietro i minori, soprattutto i tanti a rischio dispersione, esclusione e devianza, , motivo per cui è per noi prioritario l’immediato avvio della programmazione triennale dei percorsi di Istruzione e formazione professionale, per garantire continuità educativa ai minori in obbligo scolastico, per indirizzarsi verso nuove forme di lavoro e affermare il principio del riconoscimento del diritto allo studio e della garanzia del posto di lavoro in favore degli operatori del comparto; nonché i giovani e le donne per i quali vanno potenziate ed avviate tutte le misure previste di politica attiva del lavoro.

E’ chiaro – conclude l’esponente Ugl – che per fare tutto ciò è indispensabile una urgente riforma della macchina burocratica regionale, per una riclassificazione e riqualificazione del dipendenti regionali, il successivo avvio di nuove assunzioni, il riordino partecipate regionali e la revisione del ruolo dell’Aran Sicilia per evitare i continui rallentamenti nella concertazione, oltre che la riforma dei forestali e dei consorzi di bonifica non più rinviabili per mettere in sicurezza il territorio e rilanciare le politiche di fruizione dell’ambiente e dei paesaggi siciliani.

Vogliamo meno burocrazia, anche a partire dal settore dei beni culturali che ha estremo bisogno di un oculato rilancio rivedendo il ruolo delle Soprintendenze. Questo è il nostro pensiero, è l’idea di futuro e di ripartenza che la dirigenza della Ugl Sicilia diffusa nelle province ha condiviso, auspicando che la fine della pandemia possa essere la vera grande opportunità di riscatto, crescita e ritorno all’occupazione per una Sicilia che, adesso, è purtroppo pronta a cadere nel baratro della povertà se non ci sarà una cura più forte della distruzione”.

Filippo Virzì

Giornalista radio/televisivo freelance, esperto in comunicazione integrata multimediale.

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