Sicilia, il click day dei finanziamenti che puzza di bot
Domande compilate in 10 minuti, piattaforma bloccata due volte, sistemi anti-frode assenti. Cosa è successo davvero?

C’è qualcosa che non quadra nei numeri dell’Avviso n.7/2023 PR FSE+ Sicilia 2021/2027. Mentre la Regione Sicilia distribuisce 60 milioni di euro su 200 complessivamente richiesti attraverso la piattaforma regionale per il Catalogo dell’Offerta Formativa, cominciano a circolare segnalazioni inquietanti su come questi soldi pubblici vengono assegnati.
Il sospetto è intrigante quanto preoccupante: qualcuno potrebbe aver giocato sporco usandosoftware di automazione non autorizzati per compilare le domande di finanziamento. Uno scenario che, se confermato, trasformerebbe una procedura amministrativa in una sorta di corsa a chi ha i migliori strumenti tecnologici, non a chi ha il progetto più valido.
Tre minuti per compilare ciò che richiede un’ora
Gli indizi non mancano. Un’analisi dei tempi di caricamento rivela qualcosa di anomalo: mentre gli esperti calcolano che una domanda ben compilata richiede almeno 60 minuti, molte delle richieste finanziate risultano completate in appena 3-10 minuti. Non è questione di velocità straordinaria, ma di velocità impossibile.
In teoria, chiunque potrebbe avere una digitazione velocissima. Nella pratica, chi ha esperienza di amministrazione sa bene che il vero collo di bottiglia non è la velocità delle dita sulla tastiera, bensì la raccolta dei dati, la loro verifica e la loro corretta inserzione nei campi specifici. È il tipo di operazione che non si abbrevia solo volendo.
Il malfunzionamento che aiuta chi ha gli strumenti giusti
A complicare il quadro intervengono i due blocchi della piattaforma avvenuti in precedenza. Il caricamento dei dati è stato possibile soltanto al terzo tentativo. Un dettaglio apparentemente tecnico che, tuttavia, acquisisce un significato diverso se combinato con il sospetto di automazione: chi disponeva di script o software di Robotic Process Automation già pronti avrebbe potuto usare questi disservizi come banco di prova, testando e perfezionando i propri sistemi mentre gli altri utenti restavano bloccati fuori.
È come avere accesso a una palestra chiusa al pubblico solo per fare prove generali del vostro sistema di allenamento personale.
Controlli insufficienti, trasparenza in discussione
La questione centrale è questa: la piattaforma non sembra disporre di sistemi anti-auto-digitazione adeguati. Se un software può replicare le azioni umane a velocità impensabile senza che i sensori di sicurezza suonino l’allarme, allora il problema non è chi ha usato questi strumenti, ma chi non ha predisposto le difese necessarie.
La Regione Sicilia ha già ammesso l’esistenza di problemi tecnici sulla piattaforma. Ma ammettere i problemi e risolverli sono due cose diverse. Con 60 milioni di euro pubblici in gioco su 200 totali richiesti, la trasparenza e l’equità non dovrebbero essere optional. Le autorità competenti si trovano di fronte a un test importante. Dovranno chiarire se e quanto il malfunzionamento della piattaforma abbia creato vantaggi iniqui, se strumenti di automazione siano effettivamente stati utilizzati, e soprattutto se i criteri di assegnazione sono stati davvero quelli previsti dal bando o se, invece, il valore tecnico dei progetti sia stato secondario rispetto alla capacità di compilare le domande più velocemente.
Nel 1987 avevano RoboCop che combatteva la criminalità. Nel 2025 abbiamo RoboCop che fa click day. Progress, diremmo?







