Chi comanda davvero il pensiero corretto in Italia

Volti, firme e ideologie dietro la macchina culturale del politicamente corretto

L’approfondimento – Chi sono i veri promotori del politicamente corretto in Italia?

Ci siamo mai chiesti chi ha davvero costruito il pensiero unico in Italia? Chi ha spinto perché il linguaggio diventasse una gabbia, la satira un rischio e l’opinione dissenziente un reato morale?

Oltre alla sinistra progressista nel suo insieme, ecco qualche esempio – per citarne alcuni, più o meno noti – di chi ha sostenuto direttamente o indirettamente l’avanzata del politicamente corretto nel nostro Paese, trasformandolo da semplice attenzione linguistica a vera e propria ideologia.


In politica

A guidare il fronte ideologico ci sono figure come Elly Schlein, simbolo dell’inclusività militante; Laura Boldrini, paladina del linguaggio di genere e della censura antifascista; Monica Cirinnà, volto della legge sulle unioni civili; Nichi Vendola, con la sua retorica fluida e identitaria; Nicola Fratoianni, portabandiera della sinistra ideologica e immigrazionista; Angelo Bonelli, leader dei Verdi, tra i più attivi nel sostenere un’agenda ideologica fondata su linguaggio ecologista e iper-inclusivo; e persino Romano Prodi, che con il suo centrosinistra “istituzionale” ha creato le condizioni culturali per la legittimazione del pensiero unico. Anche Giuseppe Conte, nella sua fase post-alleanza col PD, ha adottato il lessico corretto per accreditarsi presso l’elettorato progressista.


Nel mondo accademico e intellettuale

A preparare il terreno c’è stata la cultura universitaria, soprattutto umanistica, che ha spinto lo schwa, l’asterisco, la riscrittura dei testi classici, la neutralizzazione dei generi. Umberto Eco, con il suo “fascismo eterno”, è stato il teorico di riferimento di chi oggi giudica “fascista” tutto ciò che non rientra nei canoni inclusivi.


Tra giornalisti, opinionisti e scrittori

Volti come Michele Serra e Corrado Augias hanno incarnato la figura del “custode morale” del linguaggio giusto, mentre Roberto Saviano ha trasformato i diritti civili in una nuova ortodossia ideologica.
Ma è soprattutto nel giornalismo femminile che il politicamente corretto ha trovato grandi interpreti e moltiplicatori culturali:
Concita De Gregorio, con la sua narrazione femminista e moralista;
Serena Dandini, che ha sterilizzato la satira per renderla conforme al pensiero unico;
Lilli Gruber, con una conduzione di dibattito sempre filtrata da una linea ideologica precisa;
Milly Moratti, presenza costante nei circuiti del progressismo radicale;
E Michela Murgia (✝), che ha reso la grammatica inclusiva un atto politico, diventando icona del pensiero woke italiano.


Nei media e nello spettacolo

La vera macchina di diffusione resta quella mediatica. Dai palinsesti Rai ai talk show, fino ai quotidiani come Repubblica, Il Fatto Quotidiano, L’Espresso: tutti impegnati a promuovere un solo tipo di linguaggio, un solo modo di pensare, un solo tipo di umorismo. Tutto ciò che esce dal seminato progressista? Da censurare, ridicolizzare o ignorare.

Il pensiero unico non è nato per caso. Ha padri, madri, cattedre, copertine e prime serate. E va riconosciuto per quello che è: un sistema ideologico travestito da civiltà.

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