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L’ultimo dei libertari (di G. Pizzo)

L’ultimo dei libertari

 

Sto camminando in auto sulla Palermo-Messina. E mi vengono in mente alcune riflessioni. Non vi annoio con premesse e distinguo. Pur non avendo mai fatto parte di Forza Italia, sono un moichano democristiano e tale rimarrò, ci vuole un po’ di obsoleta e, se vogliamo, stupida coerenza, ho frequentato essendogli amico, e ricevendone la stessa stima, Gianfranco Miccichè. Non ho fatto parte della sterminata sequela dei suoi beneficiati, né gli ho mai chiesto favori, non avendo la voglia e la capacità di chiederglieli. Oggi lui è mediaticamente mediaticamente. Ieri è andato in tribunale da testimone, ed è uscito come tale. Normalmente un testimone si tiene mezz’ora, massimo un’ora come lo chef indagato Di Ferro. Lui lo hanno torchiato per tre ore, normale per un testimone? E se era indagato lo trattenevano per tre giorni? Finché il gallo canti?

Ma così va il mondo. Un mondo, un’epoca che è finita, per lui e per tutti. Tutto questo avviene, temporalmente, immediatamente dopo il seppellimento della figura che ha caratterizzato quell’epoca. Silvio Berlusconi. Post esequie parte lo scandalo mediatico per il suo viceré. Il resto è una questione di cessioni di dosi di cocaina. Di cui lui non ne ha mai negato  l’uso. Qualcuno scandalizzato da queste antiche dichiarazioni lo aveva ostracizzato, qualche collega di partito o alleato, o oppositore, non era andato a trovarlo cercando accordi con lui in questi lunghissimi anni in cui è durato il suo vicereame?

No, nessuno, lo cercavano tutti. Qualcuno non gli ha chiesto di fare il presidente della Regione, l’assessore, il direttore generale, il capo di gabinetto, il presidente o il consigliere di qualche partecipata? Glielo hanno chiesto tutti, in questi quasi trent’anni di uomo di Arcore in Sicilia. Ora, con una notizia che non è una notizia, viene messo in croce. Certamente non come un Cristo, ma nemmeno come uno dei due ladroni. Perché Gianfranco non ha mai rubato. Lui a piazza Politeama, al centro di Palermo, ci è nato, non ci è andato a stare facendo politica, e provenendo da periferie dell’isola. Lui non ruba, lo ha sempre ribadito, non solo perché in quanto borghese ben nato non ne ha bisogno, ma perché è disinteressato all’argomento. E non gli interessa nemmeno il potere, il comandare è meglio che fottere, anzi, tutt’altro.

Lui non sa nemmeno quali e quanti sono i posti di sottogoverno, sono coloro che lo hanno usato in questi anni che gliel’hanno detto per occupare poltrone e prebende, prendendone le distanze, proprio per il suo disinteresse al “manìo”, subito dopo. Perché lui è un libertario, a cui non interessa l’essere, per presunzione, e non interessa l’avere, perché aveva già quello che voleva. Per lui la politica è come la Juventus, una passione sportiva fideistica, da derby o da classifica, da performance. Tutto il resto per lui è noia.

A proposito la Palermo – Messina la dobbiamo a lui e a nessun altro. Voi mi direte ma è solo un’autostrada. Lui almeno questa l’ha fatta, gli altri non hanno ricoperto nemmeno le buche.

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