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Confronto pubblico tra Comune e cittadini di Palermo

Primo confronto all’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe

A che punto è la città di Palermo ? Cosa c’è ancora da fare?                        

Primo confronto all’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe dei cittadini con il sindaco Lagalla e l’assessore Carta 

 

Lagalla: “Consapevoli che prima di tutto dobbiamo rafforzarci. Mentre Milano ha 400 dirigenti a Palermo ne abbiamo 73 in pianta organica e 37 in servizio

 

PALERMO – A che punto è la città di Palermo e cosa c’è ancora da fare in una prospettiva di crescita collettiva? A rispondere, ieri sera, presso l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, all’interno dell’incontro su “Palermo. Cosa vuoi fare di grande? Prospettive di futuro” sono stati il sindaco Roberto Lagalla e l’assessore Maurizio Carta. L’obiettivo dell’istituto è quello di iniziare un dialogo aperto della cittadinanza con le istituzioni che affronti le principali problematiche e il futuro della città.

“Con questo primo incontro a cui ne seguiranno altri – spiega p. Gianni Notari, direttore dell’Istituto  Pedro Arrupe – vogliamo aprire un dialogo tra le risorse più vive presenti nella nostra città e i rappresentanti istituzionali. Oggi vogliamo iniziare un esercizio di democrazia che parte dal basso con l’aiuto di tutti. Palermo ha una vocazione che molte volte non viene sufficientemente evidenziata. Vorremmo capire cosa si intende fare per esempio per i giovani. Ci interessa in chiave costruttiva e in una dimensione politica aperta e non di partito, creare soprattutto connessioni con la bellezza che c’è nel nostro territorio. Il 13 aprile riprenderemo la scuola di formazione socio- politica con il progetto  GenerAzioni in cui vogliamo creare un percorso culturale il cui  intento sarà  quello di creare esperti di comunità. L’auspicio è sempre quello di farci, in chiave partecipativa, attori di un cambiamento culturale possibile“.

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Qual è la visione realistica della città che avete per questi 5 anni di amministrazione in una prospettiva ampia? – chiede Francesco Patanè –. Palermo che cosa può fare da grande? In che cosa possiamo ancora sperare come cittadini?“.

“In questo momento il nostro compito è quello – risponde l’assessore Maurizio Carta – di mettere in atto alcune prime azioni concrete di un piano di sviluppo nel quadro di una visione a lungo termine, di almeno venti anni. Dobbiamo, intanto, favorire la crescita di una città policentrica fatta di quartieri perché oggi la visione ipercentrica non è più in grado di produrre i suoi effetti qualitativi. Ciò vuol dire, prima di tutto, dotare i quartieri di alcune funzioni e servizi primari a partire dal miglioramento della qualità abitativa. Bisogna tornare ad avere servizi di prossimità. C’è una fascia costiera, soprattutto quella del porto, in cui in questo momento è in corso una trasformazione. Certamente, c’è ancora molto da fare se pensiamo  al recupero delle tante aree che riguardano l’Arenella e di quelle che interessano la parte sud della città. A questo aggiungo i diversi interventi che metteremo in campo sia  in tema di mobilità che di rigenerazione urbana”.

Quali sono gli elementi di sviluppo economico e sociale – chiede Elena Centineo al sindaco Lagalla – che nascono attraverso gli interventi e quali sono le nuove competenze e quindi i nuovi ruoli professionali che devono essere coinvolti. Come si pone l’amministrazione rispetto alle partnership private sul piano delle consulenze esterne rispetto alla valorizzazione delle risorse interne?”

“Sto scoprendo che fare il sindaco è un mestiere straordinariamente difficile ma nello stesso tempo esaltante soprattutto se si riesce a contribuire a fare qualcosa per il bene collettivo – afferma il sindaco Lagalla -.  La città non cambia se a cambiare, però, non è anche l’atteggiamento di tutti noi, amministrazione e cittadini. Si pensi per esempio alla raccolta dei rifiuti e al continuo abbandono di questi nonostante le sanzioni. Mi piacerebbe rendere Palermo una città accogliente ed attrattiva, investendo anche sulla parte architettonica e degli arredi urbani che la riguardano. È  una città che deve guardare pure al futuro come possibilità occupazionale dei giovani attraverso l’innovazione legata alla auto-imprenditorialità, agli incubatori di impresa e all’emancipazione digitale. Oggi per i giovani si declina una cultura di nuove professioni legale al mondo digitale e alla tecnologia avanzata. Importante credo sia quello di puntare ai saperi trasversali valorizzando anche la transdisciplinarietà e la multidisciplinarietà. Per fare questo bisogna investire sulla formazione che dia competenza e specializzazione”.

Come possiamo arrivare ad una città policentrica e da dove dobbiamo partire? Poiché, in molti casi ancora c’è una polinvisibilità –  chiede Anna Staropoli – come lavorerete, sul piano delle azioni concrete, per valorizzare le singole vocazioni dei diversi quartieri? L’importante sarebbe pure quello di avviare un monitoraggio dei singoli quartieri”.

confronto pubblico tra Comune e cittadini di Palermo

“Abbiamo rimosso qualsiasi pregiudizio tra pubblico e privato – continua l’assessore Carta -. C’è un privato con cui è opportuno dialogare per impegnarsi insieme proprio perché l’amministrazione non può camminare da sola. Per questo dobbiamo relazionarci con il privato investitore, il privato imprenditoriale locale e il terzo settore nel quadro del principio di corresponsabilità e di sussidiarietà. Dobbiamo andare nei quartieri e soprattutto ascoltare le realtà che, per competenze e sensibilità, possono farci conoscere meglio le parti della città. Il focus sui quartieri è fondamentale per capire di cosa si ha bisogno. Sulle diverse proposte attuative per Palermo, ho mandato un documento ai consiglieri comunali per avviare un dialogo comune che possa svilupparsi in chiave costruttiva”.

“Grazie al lavoro che stiamo facendo con il mondo delle associazioni, del terzo settore e del volontariato –  risponde infine il sindaco Lagalla – ci stiamo rendendo conto dei tanti problemi della città. Stiamo analizzando la sostenibilità economica, la sostenibilità burocratico- amministrativa e la capacità progettuale. È una città a più velocità che in cinque anni non potranno essere colmate perché è il frutto di 300 anni di storia. Lo sforzo deve comunque allora essere quello di avviare un processo di trasformazione culturale che parta anche dalle periferie. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di cercare di mettere a posto i conti,  approvando dei bilanci non nostri. Tutto  quindi deve essere inquadrato all’interno di profili realistici e di sostenibilità reale che è economica ma anche burocratica. Abbiamo bisogno di recuperare l’architettura strutturale e funzionale del comune di Palermo. Mentre Milano ha 400 dirigenti a Palermo ne abbiamo 73 in pianta organica e 37 in servizio. Siamo consapevoli che dobbiamo rafforzarci anche con l’impegno di tutti”.

Il confronto con l’amministrazione comunale proseguirà con altri incontri; è infatti in programma un secondo incontro che affronterà il tema delle politiche sociali a Palermo”.

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